Treviso: la vita notturna

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Sabato 17 novembre, le forze dell’ordine hanno fatto un blitz in due note discoteche di Treviso.
Nella prima, sono stati trovati 300 clienti oltre la capienza massima del locale, il cui parcheggio disordinato ha portato a più di cento multe. Un’uscita di sicurezza era bloccata da divanetti, perciò andava contro le norme antincendio e, per finire, alcuni dipendenti lavoravano in nero.
Nella seconda, c’erano 250 persone in più del consentito, ed i cani antidroga ne hanno individuate tre con diversi grammi di sostanze stupefacenti in tasca (considerati comunque per uso personale), mentre nel parcheggio i vigili urbani hanno sanzionato almeno un centinaio di vetture per divieto di sosta. Inoltre il bar vendeva bevande alcoliche anche dopo le due di notte, orario limite stabilito dalla legge 160 del 4 ottobre. Insieme a questura, guardie di finanza e polizia di stato, anche un’ ambulanza: a quanto pare, un ragazzo, picchiato da un altro, è finito addosso ad un’innocente ragazza che, per placare il dolore alla testa, è stata costretta ad applicarvi un sacchetto di ghiaccio.
Entrambi i locali hanno rischiato la chiusura da sette a trenta giorni, e uno ha anche ricevuto una denuncia per le scarse misure antincendio.
Non voglio fare i consueti discorsi sui giovani, sulle cosidette stragi del sabato sera, o su quanto sia giusto o sbagliato il decreto Bianchi, che vieta ai locali d’intrattenimento di vendere alcolici dopo le 2.
Mi domando cosa porti tanti nostri coetanei a volersi divertire in questo modo, ovvero andando in locali dove spiaccicarsi con centinaia di persone (rischiando anche di prendersi botte in testa!), bere spesso fino al vomito e rischiare anche di morire, nel caso d’incendio (fortunatamente raro).
Non voglio assolutamente fare cattiva pubblicità  alle discoteche, da anni luoghi d’incontro che sicuramente hanno sostituito le vecchie osterie dove una volta si giocava a carte bevendo qualche “ombra”, ma mi chiedo: perchè tutto ciò è diventato una moda, quasi ossessiva?
Tempo fa era possibile fosse un desiderio di trasgressione, ma ora?
Ormai i “trasgressivi” sono i pochi che non ci vanno, che non bevono, che non fumano!
E per lo più sono considerati out.
Si, perchè quasi tutti si vogliono integrare nella società di oggi, per quanto se ne lamentino sempre, costantemente, ad ogni piccolo inconveniente.
Forse la società  è troppo forte, e prima o poi ci si rassegna a viverci, adattandosi ad essa per non essere malvisti dagli altri, pur trovandoci infiniti difetti: la politica va a catafascio, le notizie di cronaca nera aumentano sempre di più, ovunque c’è ingiustizia, crescono problemi come bullismo, violenze, pedofilia, spaccio, a dimunuire ci sono solo i soldi nelle tasche dei cittadini “normali”.
O forse, invece, si è talmente schifati da tutta questa storia di cui ci si sente succubi, da non voler proprio farne parte, e si cerca di non pensarci neanche, almeno nel weekend!
Ma c’è chi non ci pensa nemmeno un istante, lo fa automaticamente. Sabato = discoteca, punto e basta.
Purtroppo però, così il mondo non cambia. Divertirsi è legittimo, ma si dovrebbe farlo con responsabilità , e soprattutto bisognerebbe attivarsi perchè le giustizie superino le ingiustizie.
Nell’Illuminismo si dava importanza alla ragione, nel Romanticismo alle passioni… e noi?
A cosa diamo importanza? Come verremo ricordati?
Resto perplessa, alle mie stesse domande.
Nicoletta Z.
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