Il primo giorno di scuola

0
6

Un’emozione senza tempo

La prima campanella dell’anno scolastico è suonata il 10 settembre e la scuola Collodi ha accolto 19 nuovi iscritti in classe prima.

Il primo giorno di scuola è da sempre un momento speciale: cambiano i tempi, le persone, la società, ma quel primo giorno di scuola rimane ancora un momento indelebile nella memoria di ciascuno di noi.

Alla scuola Collodi le altre classi partecipano con entusiasmo a questo momento di accoglienza dei più piccoli assieme ai loro insegnanti, mettendo a disposizione esperienza e calore umano per far sentire a proprio agio i nuovi arrivati.

Ecco allora che in quella mattinata speciale tante mani intrecciate ad arco hanno formato una galleria per i più piccini che trepidanti aspettavano con i loro genitori di essere chiamati per nome. Tra gli applausi generali l’hanno attraversata, ricevendo al termine di quel breve percorso un simbolo legato ad un nastrino da portare al petto. Quest’anno le docenti di prima hanno scelto l’immagine di una mongolfiera quale metafora di un nuovo viaggio per elevarsi e rivolgersi ad ulteriori obiettivi di crescita personale e cognitiva.

In classe poi li attendevano palloncini colorati appesi ad ogni seggiolina e sulla parete un cartellone collegato alle attività di continuità svolte con la Scuola dell’Infanzia dove apporre ciascuno il proprio nome all’interno di un cuoricino.

A volte i bambini sanno regalare momenti di pura poesia, emozione, come in questa occasione, quando una bambina, nell’apporre il proprio cuoricino sul cartellone, pur accogliendo l’idea di utilizzare del cartoncino rosso, ha fatto notare che il suo cuore “è fatto ad arcobaleno”, dimostrando ancora una volta come i bambini siano straordinari artisti naturali.

Le attività inerenti all’accoglienza si sono poi sviluppate nel corso dei giorni successivi: giovedì 18 settembre ci siamo ritrovati nell’ampio salone dove vi è stato un momento collettivo in cui le altre classi hanno dedicato in modo corale ai nuovi arrivati canti di benvenuto in lingua italiana e in inglese. 

È stata questa l’occasione in cui i bambini di classe prima si sono presentati personalmente ai compagni più grandi enunciando il proprio nome corredato da una nota personale: il loro colore preferito. 

Le classi più grandi non hanno fatto mancare un segno concreto di accoglienza offrendo doni quali cartelloni di benvenuto con tasche sorprendentemente ripiene di caramelle, una fila di simpatiche matite colorate per introdurre uno strumento essenziale in questa fase dell’apprendimento della letto-scrittura, due orologi molto utili per visualizzare e capire la ciclicità del tempo relativamente ai giorni della settimana e dei mesi. È stato un momento comunitario molto sentito, vissuto nella condivisione e nella cura reciproca. 

Le attività di accoglienza sono poi procedute il 25 settembre con giochi strutturati in giardino sotto un cielo limpido, ancora alto e luminoso di settembre.

Si è trattato di un circuito chiuso in cui si sono dispiegati giochi tradizionali sempre di grande validità per sviluppare abilità di coordinazione motoria, di concentrazione e attenzione quali la staffetta con il cucchiaio, la gara dei sacchi, la campana, il rubabandiera, con evidente coinvolgimento, partecipazione e divertimento da parte dei ragazzi.

In questi primi momenti di conoscenza reciproca sono emersi altri sprazzi di originalità e freschezza nelle espressioni dei bambini che per la prima volta incontravano la scuola primaria, per esempio in questa autentica e più che legittima domanda: “Maestra, quando facciamo ABC?”.

È una domanda solo apparentemente ingenua perché racchiude in sé profonde speranze e aspettative.

È vero, in prima si impara a leggere e a scrivere e il processo di alfabetizzazione è tanto affascinante e sorprendente quanto delicato e complesso. Esso trasforma la mente del bambino, fornendogli le chiavi per l’accesso alla conoscenza, conferendogli strumenti per la comprensione del mondo, l’espressione del proprio pensiero, la partecipazione alla vita sociale. Forse in quella domanda vi è racchiuso tutto questo. Vi pare poco?

Insegnante Silvia Marcon – Scuola Primaria Collodi

Previous articleQuestione di sguardi e di mare…
Next article“Stefano”, l’I.A. per l’inclusione a scuola

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here