Motricità, linguaggio e performance scolastica sono collegati?
Tra le tante riflessioni che i genitori condividono con me, c’è stata anche questa: “Dottoressa, ma è un problema che il nostro bambino sia scoordinato? Non ci interessa che sia il numero 1 in campo”.
Nel pensiero comune, ancora oggi, le abilità motorie sono spesso relegate agli ambiti di successo sportivo ed eventualmente all’impatto sociale. A volte assumono un peso nell’ottica delle autonomie: non si aspira certo che il bambino diventi un campione del pallone, l’importante è che sappia allacciarsi la cerniera e mettere le scarpe senza invertirle.
Questa marginalità delle abilità motorie per lo sviluppo del bambino, soprattutto nell’epoca pre-scolare e scolare in cui le priorità possono sembrare altre, è fortemente confutata dalle evidenze neurofisiologiche.
A livello cerebrale è stato riscontrato che:
- durante un compito motorio, vi è un’attivazione di aree e strutture deputate alle funzioni attentive ed esecutive. Con queste ultime si intendono quelle “abilità cognitive necessarie per programmare, mettere in atto e portare a termine con successo comportamenti finalizzati a uno scopo attraverso un insieme di azioni coordinate e strategiche. Includono processi cognitivi e di autoregolazione che consentono il monitoraggio e il controllo di pensieri e azioni, quali l’inibizione, la pianificazione, la flessibilità attentiva, l’individuazione e correzione di errori”. (Welsh e Pennington, 2009);
È stata quindi dimostrata una forte relazione tra le funzioni descritte e le abilità motorie.
- neuroni deputati al controllo dei movimenti manuali risiedono in aree cerebrali coinvolte nella produzione e comprensione del linguaggio parlato e scritto. Le similarità tra l’organizzazione cerebrale del linguaggio e dell’azione sono oggetto di numerosi studi e articoli;
- vi è un forte nesso tra le funzioni motorio-prassiche e gli apprendimenti scolastici, tra Disturbo della Coordinazione Motoria/Disprassia e Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
A livello clinico, la sovrapposizione tra i processi deputati a motricità, funzioni attentive ed esecutive, linguaggio e apprendimenti, si rileva con la frequente co-occorrenza di labilità a carico di due o più degli ambiti citati.
Sto quindi dicendo che un bambino più coordinato avrà maggiori probabilità di concentrarsi ed eseguire compiti cognitivi complessi in modo efficace? Che lavorare sull’area della motricità può comportare benefici anche negli ambiti del linguaggio e della performance scolastica?
Per quanto possa suonare strano, la risposta effettivamente è sì!
Le abilità motorie in età evolutiva, dunque, rivestono un ruolo fondamentale che poco ha a che fare con il successo sportivo e tutto sommato anche con l’autonomia fine a se stessa.
Stimolarle fin dalle prime fasi dello sviluppo e intervenire specificatamente qualora mostrino ritardi o impacci, riduce l’eventuale impatto sulle altre aree e ottimizza le competenze generali di apprendimento. Non perché il bambino diventi il numero 1 in campo, bensì per un efficace funzionamento cognitivo e globale.
Dott.ssa Maria Capoluongo
Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva
mariacapoluongo.tnpee@gmail.com