Vogliamo bambini sani e felici?

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Child boy climbing high tree in the summer park. Portrait of cute kid boy sitting on the tree, climbing a tree. Kid boy playing and climbing a tree and hanging branch

E’ sempre grande la felicità che provo nel guardare un bambino che gioca o più bambini che insieme organizzano fantastici e creativi giochi in cui si esprimono, si divertono, sperimentando la realtà con ogni cellula del loro corpo e del loro essere sprizzando gioia da tutti i pori.

Giocare per il piacere di giocare!

Si sprigiona una magia dal gioco dei bambini che per me è sempre fonte di fascino, di stupore, di meraviglia e di conoscenza.

Mi riferisco al “gioco libero” in cui il bambino può organizzare il proprio spazio e il proprio gioco come più desidera, libero dal controllo e dal giudizio dell’adulto. E’ proprio in un simile contesto che il bambino può fare esperienza di sé, della sua corporeità; può sviluppare la sua immaginazione, rafforzare l’autonomia, la destrezza e le competenze cognitive.

Il gioco è fondamentale in quanto aiuta il bambino a costruire e conservare un equilibrio personale dinamico in cui iscrivere il proprio processo di crescita, permettendo un buon livello di autonomia.
Non dico nulla di nuovo affermando che il gioco è un elemento essenziale nel processo maturativo, nel passaggio dall’assoluta dipendenza dell’infanzia alla progressiva autonomia delle età successive. E instancabilmente ribadisco che in tale processo il gioco è un elemento essenziale di rassicurazione e di sostegno che risponde a molteplici bisogni: biologici, affettivi, cognitivi, creativi, sociali.

Bruner definisce il gioco come la più seria delle attività dell’infanzia. Donald Winnicott, pediatra e psicanalista inglese, sostiene che è essenziale perché costituisce un’esperienza creativa che permette al bambino di rivelare le sue tendenze individuali profonde. Maria Montessori, grande educatrice e pedagogista, vede il gioco come fondamentale occasione per veicolare importanti valori quali il senso del dovere, il rispetto, la responsabilità. Lo psicologo ginevrino Jean Piaget afferma che il gioco è la trasposizione simbolica della realtà conosciuta e lo definisce “il lavoro” del bambino.

Purtroppo, nella mia esperienza lavorativa come psicomotricista, vedo sempre più bambini che “non sanno” giocare e che manifestano qualche forma di disagio. E non nego che ciò mi procura tristezza mista a rabbia pensando alle responsabilità che abbiamo noi adulti e alla necessità, non sempre soddisfatta, di rispondere ai bisogni fondamentali nell’importante processo di crescita dei bambini.

Il livello e la qualità del gioco libero rivelano effettivamente quanto il bambino sia in grado di essere autonomo. Per autonomia intendo l’aver interiorizzato la presenza dell’altro per poter esprimere le proprie potenzialità e creatività da soli. Il gioco libero è un indicatore che mi dice quanto il bambino sia autonomo e adeguato oppure quanto sia in difficoltà, soprattutto emotiva, proprio perché non contenuto dall’adulto.

Spesso assisto ad un gioco disorganizzato in cui il bambino è in balìa delle sue azioni caotiche, del suo movimento perpetuo, che non sa fermarsi o che si perde nel suo stesso caos, che vaga senza saper dove andare in cerca di stimoli sempre nuovi e diversi.

Oppure osservo un gioco esplosivo in cui il bambino non riesce ad incanalare adeguatamente un eccesso emotivo in modalità di esecuzione adeguate, proprio per un difetto di autoregolazione emotiva. L’emozione vissuta aumenta sempre più e fa esplodere tutto lasciandolo in un cumulo di macerie. Inoltre c’è un gioco frammentato in cui il bambino tocca tutto, inizia varie attività senza riuscire mai a fare qualcosa di veramente costruttivo. Rimane in superficie delle cose e il suo gioco non potrà mai essere esperienza autentica nell’incontrare le cose e l’altro.

E poi incontro bambini in cui l’inibizione ha il sopravvento: il senso del gioco potenzialmente è presente ma la realizzazione è bloccata e il vissuto emotivo è paralizzato.

Mi rendo conto che oggi molte cose sono cambiate. Le nostre città sono sempre meno a misura di bambino. Sono troppo pochi i luoghi in cui i bambini possano divertirsi a giocare liberi senza adulti sempre pronti ad intervenire, ad organizzare, a prevenire. Le strade, le piazze, i giardini, i cortili sono oggi luoghi pieni di pericoli, di insidie occupati dal traffico e saturi di smog. Molte scelte, di carattere politico, hanno ridotto sempre più lo spazio vitale di gioco nelle città che vengono giudicate non sicure dagli adulti. Ciò li induce, come reazione, ad aumentare il controllo e ciò comporta una riduzione dell’autonomia. E’ purtroppo un circolo vizioso. Caricati in macchina spesso i bambini vengono scorrazzati di qua e di là, portati a fare psicomotricità, sport, musica, danza, inglese e altre attività strutturate, oppure lasciati per ore ben piazzati davanti alla tv, all’Ipad o al computer.

Oggigiorno è tolta loro la possibilità del tempo libero e del riposo; è spesso negata la possibilità di libera espressione del loro magnifico potenziale creativo, della loro peculiarità e individualità, delle dinamiche relazionali e socializzanti che il gioco offre.

Il bambino è naturalmente dotato di un istinto al gioco e di un’attitudine a creare giochi spontanei senza l’intervento diretto dell’adulto ed è spinto da bisogni e pulsioni che vanno ascoltati e assecondati. Ma se gli togliamo tutto ciò, è probabile che emergano prepotentemente gli effetti negativi sulla salute e sul benessere portando a situazioni di disagio e scompenso nei processi di crescita.

Sosteniamo quindi e incoraggiamo il gioco libero dei bambini!!!

Forniamo loro situazioni e occasioni, spazi e tempi in cui giocare liberamente, facendo da soli e misurandosi con le proprie forze e capacità!!!

Quanto più un bambino ha la possibilità di giocare liberamente tanto più sarà felice e sano; tanto più migliorerà le competenze corporee e motorie; tanto più svilupperà fiducia in sé stesso, armonia, autostima, sicurezza e autonomia. E non è poco, perché queste sono le basi per una buona resilienza.
Solo se un bambino avrà giocato nell’infanzia giochi autentici potrà essere un giovane e un adulto che con curiosità scopre e conosce e con solidarietà si relaziona con gli altri.

Dott.ssa Annalisa De Nardo
Psicomotricista

info@diventaregrandi.it
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