Come Pedagogista Clinico e coordinatore di servizi educativi (Le Case Anni Verdi® e Le Case Anni d’Oro®) mi interrogo spesso sull’importanza dello stile relazionale che utilizziamo noi adulti nel vivere esperienze quotidiane con bambini, ragazzi e anziani.
E’ influenzato dal nostro vissuto ed è determinante, ma quanto ne siamo consapevoli? Con bambini e ragazzi ne caratterizza lo sviluppo, anche emotivo, all’anziano garantisce serenità e benessere, sostenendone in modo adeguato funzioni e capacità. La nostra mente, fin da quando siamo neonati, si sviluppa grazie alle esperienze che facciamo dell’ambiente circostante, queste ci forgiano e accompagnano per tutto l’arco di vita. Sono le esperienze interpersonali ed emozionali precoci e lo stile relazionale che le accompagna, che sviluppano le capacità future. Pensiamo a quando blocchiamo eccessivamente il bambino piccolo nelle prime sperimentazioni motorie perchè temiamo che si possa fare sempre male o, se è più grande, quando lo interrompiamo nel suo libero esplorare perchè “occorre fare altro, siamo di fretta”. Lo stesso affanno di vivere rischia di accompagnarci nella relazione con l’anziano che ha fortemente bisogno, proprio come il bambino, che se ne rispettino i tempi.
Come Alberto Oliverio scrive: “lo sviluppo del cervello è un processo che dipende dall’esperienza, in termini positivi e negativi. L’educazione ha, quindi, il compito di “dare forma al cervello”, un concetto che oggi si basa sui risultati empirici delle neuroscienze”. Potremmo anche dire che sono le impressioni fornite dall’ambiente esterno che penetrano nella mente e la formano, Montessori scriveva che “si incarnano nella mente”. Il cervello si costruisce, quindi, sulle esperienze che nascono dall’incontro con l’ambiente e l’esperienza che ne facciamo è frutto di relazioni ed emozioni legate a bisogni fisici ed anche e soprattutto emotivi. E’ il modo in cui rispondiamo a questi bisogni che fa la differenza. Le teorie dell’attaccamento ci vengono in aiuto. L’essere umano si sviluppa sulle influenze reciproche tra mente, corpo e psiche. C’è da chiedersi, pertanto, quanto si sia realmente consapevoli della valenza del nostro stile relazionale ed educativo sugli altri, dell’influenza delle scelte che facciamo nello stare insieme nel quotidiano. E’ una responsabilità quella del riuscire a valorizzare la condivisione costruttiva del vivere di ogni giorno, il favorire situazioni in cui permettere di apprendere un modo adeguato per lo stare insieme, del resto le abilità sociali sono un apprendimento, non qualcosa di innato. Se l’obiettivo ultimo del nostro percorso evolutivo è anche quello di imparare a vivere nel mondo comune e in pace, le moderne neuroscienze ci indicano chiaramente la strada, sottolineando questi aspetti (si pensi alla scoperta dei neuroni specchio). Varrebbe la pena interrogarsi come adulti, educatori, genitori, sul come stiamo con i bambini e non solo: le variabili in gioco sono molteplici e tutte importanti.
Dott.ssa Silvia Grigolin, Presidente Family Way ETS
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