Quando nasce un bambino all’interno di una coppia, l’ago della bilancia si sposta inevitabilmente su quel bambino, sulle sue necessità , sui suoi bisogni primari.
Un neonato per vivere è completamente dipendente dalle cure dei suoi genitori ma questa mancanza di autonomia con il passare del tempo cambia, con il passare dei mesi si inizia ad entrare in relazione in modo diverso. Il bambino, passa da uno stato di totale dipendenza ad acquisire lentamente una sua indipendenza, una sua autonomia, purchè venga educato a conoscere quelle che sono le sue abilità, le sue competenze.
Se tale opportunità non gli viene data, viene contrariamente rinforzato un comportamento infantile e non viene lasciato spazio al suo inevitabile divenire adulto.
È proprio questa la chiave dell’educazione, a differenza dell’insegnamento che mette un seme dentro ognuno di noi, la sfida dell’educazione è proprio quello di riuscire a tirare fuori ciಠche è dentro di noi. La parola educare deriva dal latino educere, tirare fuori.
“Nessuno può essere libero se prima non è indipendente” così scriveva Maria Montessori e ancora oggi questo principio è estremamente attuale. Il genitore riesce a rendere realmente libero un figlio nella misura in cui riesce a fornirgli delle opportunità per imparare, ed io aggiungerei per imparare a fare da solo.
Se il genitore si occupa solo dell’aspetto dell’accudimento non aiuta il figlio, contrariamente crea una dipendenza che non permette di crescere in autostima, in creatività e in libertà . Essere genitori richiede uno sforzo in più, insegnargli ad essere autonomo.
Proprio per la natura stessa dei bambini, che assorbono come delle spugne tutto ciò che li circonda, non si giustifica il pensiero di educare ad un’autonomia solo con il raggiungimento di un’età definita.
I bambini imparano purchè ci sia un ambiente ricco di stimoli capace di sostenerli nel loro cammino, dove l’adulto non si sostituisce sistematicamente al bambino nella quotidianità. Un genitore dovrebbe parlare poco ed intervenire ancora meno, invece assistiamo a interventi continui degli adulti che lasciano ben poco spazio ai loro figli.
Spesso i bambini più grandi che non hanno avuto la possibilità di sperimentare, presentano un’incapacità di organizzarsi, di scegliere un gioco, di prendere una decisione che riguarda la loro persona.
Spesso tale problematica emerge già con la scuola dell’infanzia, perchè finchè il bambino vive all’interno delle mura domestiche essendo costantemente considerato piccolo, tale limitazione non viene colta. Con l’entrata all’asilo, la necessità di relazionarsi con altri bambini e soprattutto il dover far fronte alle proprie competenze (quelle sconosciute), è probabile che per il bambino, ma anche per i genitori, inizi veramente la crescita all’indipendenza.
Dr.ssa Anita Avoncelli
https://educazionefamiliare.wordpress.com