Prendere appunti

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Un’operazione complicata e densa di insidie

Ritorno su un argomento che ritengo di grande rilevanza.

Prendere appunti non è una cosa così semplice e immediata come molti pensano. Prendere appunti significa in tempo reale, mentre il docente o relatore illustra l’argomento, individuare i punti salienti e scriverli. Questa operazione presenta i suoi aspetti problematici in quanto ascoltare, selezionare gli elementi base del discorso, trascriverli e continuare ad ascoltare memorizzando i successivi elementi base dello stesso discorso che prosegue non è mai semplice. È molto facile invece perdere qualche pezzo, non capire in modo esatto quello che viene spiegato o appuntare in modo inesatto quello che viene compreso in modo corretto. Lo sforzo che tutte queste operazioni implicano è continuo e dà per scontato un alto livello di attenzione altrimenti i “pezzi” persi o distorti rischiano di essere numerosi, talmente numerosi da portarsi a casa un gruviera di parole poco chiare e scollegate fra loro.

Queste riflessioni devono essere tenute in considerazione da entrambe le parti.

Il docente, relatore o formatore che sia, deve stimare le caratteristiche del pubblico valutandone le capacità di comprensione, deve stimare il livello di difficoltà degli argomenti trattati e deve stimare la quantità di materiale proposto, rammentando che il trascorrere del tempo è il più temibile nemico dell’attenzione, della comprensione e della ritenzione dei contenuti. Nel caso infatti di un pubblico (o di una situazione che lo rende tale) obiettivamente non in grado di “prendere appunti” in modo adeguato, meglio non contarci e proporre invece delle slides e dei “Power point” con i contenuti già pronti. L’alternativa è prepararsi gli schemi dei contenuti in programma e scriverli a mano alla lavagna. In questo modo chi non è in grado di prendere appunti, semplicemente copierà quello che vede, una strategia molto efficace anche rispetto ad allievi con qualche limite a livello cognitivo. A questo si aggiunga che il fatto di leggere e trascrivere i contenuti è di per sé l’inizio della loro assimilazione.

Anche dalla prospettiva dell’allievo la questione “appunti” non deve essere sottovalutata. Come ho già sottolineato, è facile sbagliare o perdere degli argomenti, quindi la strategia migliore consiste nel non pretendere di prendere nota di tutto, ma di impegnarsi a comprendere gli argomenti più importanti in modo da comporre quello che possiamo definire lo scheletro del discorso da completare in un secondo momento con il libro o comunque con testi necessari per approfondire. Lo scopo principale del “prendere appunti” è duplice, prendere nota degli elementi che compongono lo scheletro del discorso e acquisirli in modo che prima dello studio si parta da quella che si definisce infarinatura. Partire invero da un’infarinatura “difettosa” rende lo studio successivo difficile, con la possibilità di lasciare aree poco chiare, vere e proprie trappole nelle quali si rischia poi di cadere in fase di verifica, scritta o orale.

Esiste il modo di migliorare la capacità di prendere appunti?

Sì! Leggere brevi racconti, articoli di giornale e simili, e farne il riassunto allena a riconoscere i cardini del testo e agevola quindi il riconoscimento dei punti da trascrivere, quelli da rinviare e quelli da… lasciare andare. Di converso i docenti comincino a non dare per scontata la capacità di prendere appunti, un errore che spesso determina non solo prestazioni scadenti, ma pericolosi fenomeni di demotivazione all’attenzione e allo studio.

Alessandro Fort
Psicologo formatore, scrittore e docente
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