
Incontro per gli studenti del Duca degli Abruzzi
Il 10 dicembre è stata la giornata mondiale dei diritti umani.
Celebrata ogni anno a partire dal 1950 nella data in cui l’Assemblea Generale ONU, nel 1948, adottò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, questa celebrazione pone al centro quei diritti considerati inviolabili e propri di ogni uomo in quanto uomo.
Così come per essere ufficialmente riconosciuti questi diritti hanno avuto bisogno di rivoluzioni, anche per mantenerli bisogna lottare e impegnarsi ogni giorno poiché non sempre vengono rispettati. Guerre, attentati, sfruttamento… il mondo è pieno di esempi nei quali questi diritti ci vengono strappati di dosso e calpestati.
Oggigiorno siamo ancora spettatori di questi soprusi: sono oltre 100 i conflitti armati ora in atto e nella guerra è impossibile che il nostro diritto alla vita, alla dignità, alla sicurezza… venga rispettato.
La comunità internazionale ha cercato di rendere anche l’esperienza bellica più umana riconoscendo ufficialmente alcune azioni come crimini di guerra, ma è forse possibile una guerra “pulita”? Non sono forse la sofferenza e la brutalità elementi intrinseci di ogni lotta?
A dominare il dibattito pubblico attuale è il conflitto isralo-palestinese, chiaro esempio di violazione dei diritti umani e riconosciuto come genocidio.



In quest’ottica, proprio il 10 dicembre, per formare e sensibilizzare Rete progetto pace ha organizzato un incontro nell’aula magna dell’istituto Fermi. A essere trattato è stata la situazione in cui versa la Palestina, soprattutto la striscia di Gaza.
Organizzato su due turni, il primo dalle 8.15 alle 10.30 ed il secondo dalle 10.45 alle 13.00, la conferenza ha intrattenuto gli studenti del liceo Duca degli Abruzzi e non solo.
Invitati a parlare sono stati Hassan Habboub, rifugiato palestinese di Gaza, Mattia Fontanella, operatore umanitario di medici senza frontiere che è stato in missione nella Striscia, e Abouzar Soultani, regista iraniano rifugiato a Budapest.
Prima di cominciare ad ascoltare le testimonianze dirette degli ospiti agli studenti è stato chiesto di partecipare ad un quiz di geografia sul medio-oriente. È impossibile, infatti, comprendere fino in fondo le dinamiche del conflitto se a venire tralasciata è la posizione ed i confini degli Stati coinvolti.
Alla fine dell’incontro un altro quiz è stato fatto riguardante questa volta la cultura palestinese e da cui non solo è emersa l’ignoranza diffusa sulla storia e le tradizioni di un popolo che attualmente è al centro del dibattito pubblico ma anche e soprattutto il lato affascinante e ricco di quella nazione.
La parte più importante dell’evento è stata la doppia intervista degli ospiti che hanno descritto la crisi che affligge gli abitanti di Gaza. Il punto di vista di chi da quel massacro è scappato lasciando, però, parte della famiglia sotto le bombe e quello di chi in Palestina si è recato per curare i feriti e salvare vite si sono fusi in una descrizione realistica, ed in questo terrificante, della realtà che si vive nella striscia.
Conoscere ciò che avviene nel mondo è fondamentale per diffondere una cultura di pace. Restare indifferenti difronte ad un genocidio è una scelta, ma diviene difficile fare questa scelta quando ci vengono messi di fronte agli occhi i fatti compiuti e le storie di persone sopravvissute a quell’orrore. Per tale ragione è importante informare e sensibilizzare proprio a partire dalle scuole.
Anche l’arte gioca un ruolo fondamentale nel promuovere la convivenza, la tolleranza ed il coraggio di cui l’essere umano è capace; di questo si occupa Abouzar Soultani che dopo essere divenuto famoso grazie al suo cortometraggio fish con cui denuncia le condizioni inumane dei campi per migranti, continua a battersi attraverso l’arte per un mondo più giusto. Per fare questo ha chiesto il contributo del pubblico: ognuno poteva scrivere su un foglietto una frase di speranza, o anche solo un nome, una parola, una citazione, che poi lui trasformerà in un’opera meravigliosa.
Approfittando dell’incontro il gruppo Rete Progetto Pace, legato all’associazione bNET per l’organizzazione degli eventi e coinvolto a Treviso nel progetto “giovani in centro”, si è fatto conoscere dagli studenti e ha promosso il viaggio umanitario in programma per questa primavera. Attraverso questo progetto i ragazzi interessati avranno l’opportunità di visitare le zone balcaniche portando aiuti direttamente alle comunità bisognose, analizzando la delicata situazione politica e la storia, talvolta molto dolorosa, dei Paesi che attraverseranno. Questo viaggio, e Rete progetto Pace in generale, ha lo scopo di favorire la pace e far sì che i giovani si impegnino concretamente nel raggiungimento di essa. Anche l’anno scorso Rete progetto Pace aveva accompagnato un centinaio di studenti da Treviso attraversato la Bosnia, la Serbia e l’Ungheria portando con loro beni e fondi da distribuire alle varie realtà sociali e visitando i luoghi di rilevanza storica. Sono stati proprio gli studenti partiti lo scorso aprile, ora impegnati attivamente nell’organizzazione RETE, ad aiutare durante tutto lo svolgimento dell’evento e a raccontare la loro esperienza attraverso i Balcani.





















