
Lo scorso 10 ottobre presso la Barchessa di Villa Giannina di Villorba (TV) ho tenuto una conferenza dal titolo “Orientamento fra studio e lavoro”, un incontro con la cittadinanza nell’ambito della Rassegna “Dialoghiamo”. Alla serata era presente l’Assessore alla cultura, Pari opportunità e Biblioteca, Lisa Martelli in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale di Villorba e del Sindaco Francesco Soligo. L’esposizione si è alternata a letture di Patrizia Ferraro che ha proposto brani relativi alle biografie di Albert Einstein e Frida Khalo.

La conferenza si è articolata in più momenti collegati a una domanda importante: cosa significa orientarsi? Si dà per scontato, come fosse semplice e ovvio da dirsi, cosa significa trovare la strada giusta nel proprio futuro, di studio e di lavoro come se la strada giusta fosse appunto cosa ovvia. In realtà vi sono diverse variabili e in particolare (1) la specificità dell’individuo, (2) i cambiamenti dell’individuo nel corso del tempo e (3) l’esigenza di non smettere di imparare.
L’orientamento non è limitato a momenti precisi e stabili della vita di una persona, per questo ho ritenuto opportuno articolare la serata in quelle che si possono considerare tre età principali: la scelta della scuola secondaria (o della formazione professionale), la scelta dopo la scuola secondaria e il riorientamento degli adulti. Ho proposto inoltre delle riflessioni relative agli aspetti di assoluto rilievo nella comprensione delle dinamiche del mondo del lavoro, in primis i cambiamenti caratterizzati da una dinamicità a dir poco frenetica. Esempi ne sono i temporary shop, la delocalizzazione aziendale e i cicli di vita dei prodotti. Ma anche sul piano sociale si riscontrano dei mutamenti contraddistinti dalla mobilità (job hopping) che riflette un atteggiamento spesso opportunista nel senso di una costante e spasmodica ricerca del meglio che rischia però di non avere una conclusione. Quella che dovrebbe essere un’evoluzione in positivo del lavoro in termini di work life balanced, si trasforma nella tendenza all’infedeltà, nel senso più generico, che conduce a rapporti di lavoro sempre più instabili e a un’insicurezza dilagante nella quale si punta al facile guadagno, al mito del lusso e al ruolo dell’apparire. Di fronte a tanta incertezza, acuita dal sempre maggiore dominio della realtà virtuale, il giovane, come l’ultracinquantenne che cerca di rientrare nel mercato del lavoro, non può che impegnarsi nell’aumento della propria autostima, la sola che permette di affrontare i cambiamenti. In tale prospettiva diventa altrettanto funzionale a un orientamento corretto sapersi adattare ai cambiamenti, credere nelle proprie risorse e capacità, non smettere di imparare e concentrarsi sui propri obiettivi nella consapevolezza che questi potrebbero cambiare nel corso del tempo.
Alessandro Fort
Psicologo formatore, scrittore e docente
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