Trovare un senso alla vita

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Fino a pochi mesi fa ho sempre pensato che dovesse essere l’uomo a dare un senso alla propria vita; molti cercano di lasciare un segno, fanno cattive o buone azioni per essere ricordati, altri cercano di scalare la piramide sociale, altri ancora costruiscono, inventano, dipingono, scolpiscono, scrivono. Oggi penso che sia la morte a dare alla vita un senso e che il tentativo umano di farlo sia solo un gesto egoistico.

Tutti cerchiamo di lasciare un’impronta perché qualcuno si ricordi di noi quando non ci saremo più, ma è la morte stessa a farci capire che il valore non deriva da quanto si fa, da quanto si guadagna, ma dalle relazioni con le altre persone.

La vita di qualcuno, anche la mia, per esempio, non è solo mia, ma è anche dei miei genitori, di mio fratello, dei miei amici e di tutte le persone che ne fanno parte; qui entra in gioco la morte, perché quando qualcuno ci lascia non si ha la semplice perdita di una vita, ma anche il cambiamento di tutte le vite che le stavano attorno.

Il cambiamento e il doversi rimettere in piedi sono il senso che la morte dà alla vita. La vita non avrebbe senso senza la morte.

Quest’ultima, però, può essere vista in diversi modi: con paura, con sollievo, come un altro punto di inizio o come un punto di fine ed è qui il bello del senso della vita; è il modo con cui le persone vedono la morte a far nascere le culture, le religioni, i punti di vista per dare un senso alla vita.

Vorrei, inoltre, precisare che una persona non sceglie di nascere, ma può arrivare al punto di decidere di morire. Credo che sia importante questo concetto per capire il gesto disperato di tutte quelle persone che hanno perso il senso della loro vita.

Un bambino non chiede di nascere, ma soprattutto non chiede un padre che picchia la madre, non chiede di essere abbandonato, non chiede di vivere in un paese povero o in guerra, non chiede di essere preso in giro a scuola, non chiede di essere autistico o malformato. A mio parere è a questi bambini che bisognerebbe chiedere il senso della vita, a quelli sparsi per il mondo che non hanno niente e che non verranno ricordati da nessuno, ma che ancora sorridono, giocano e vivono come i bambini dovrebbero.

Per questi e altri motivi sono dell’idea che creare una vita sia un gesto tanto egoistico quanto toglierla a se stessi o ad altri; per gli stessi motivi sono favorevole all’aborto, anche se la stessa scelta è in ogni caso egoistica; cercare un senso stesso della vita è egoistico, sono la morte può trovane uno. In fondo l’uomo è diventato solo un animale egoista. Ciò che si dovrebbe cercare non è un senso, ma una motivazione che ci spinge a continuare a vivere.

Sartor Erika – Istituto Palladio

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