“Voci dal silenzio” – Telefono Rosa di Treviso

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Copertina del libro "Voci dal silenzio" del Telefono Rosa di Treviso.

Presentazione del libro “Voci dal Silenzio”

Il giorno 19 luglio 2024 presso la Sala Stampa della Camera dei deputati a Roma, la Presidente della Commissione Femminicidi, Onorevole Martina Semenzato, ha voluto presentare il libro “Voci dal Silenzio”.
Il volume è frutto dell’incontro tra il Centro Antiviolenza Telefono Rosa di Treviso Odv e gli allievi del Corso Grafici della Fondazione Opera Sacra Famiglia di Pordenone nato con lo scopo di aiutare e sostenere tutti coloro che dalla vita hanno ricevuto meno. In questo caso trattasi di donne.
Donne che hanno voluto condividere la loro storia.

La storia di Anita – “Ero nuda in tivù”

Anita era una ragazza come tante, carina, ma non appariscente. Ad incontrarla per strada, stretta nel giaccone con i maglioni a collo alto, gonna lunga e scarpe basse, sarebbe tranquillamente passata via inosservata.
In realtà la guardavano tutti, non per strada ma sul cellulare o sullo schermo dei computer, nascosti nelle camere o nei bagni godendo della sua intimità più spinta. La guardavano nuda, mentre faceva l’amore, venduta in rete come fosse una pornostar qualunque, mentre lei camminava ignara cercando di schivare la gente.

Il rapporto con Carlo

Anita lavorava in un paesino tra le colline. La sua era una famiglia normale, mamma e papà lavoratori, una camera nella casa di sempre che aveva lasciato solo dopo mesi di fidanzamento con Carlo, un coetaneo. Le aveva chiesto di andare a vivere con lui e Anita aveva accettato. Il loro rapporto era stretto, intimo, ma con l’andare del tempo si era fatto via via più chiuso, protetto, così serrato da riuscire a celare a tutti un segreto inizialmente piccolo come una malizia, e via via diventato grande quanto nemmeno Anita poteva immaginare.
Complice un bicchiere di vino in più, Carlo una sera le aveva chiesto di filmare un loro rapporto sessuale. Lei era indecisa, ma la curiosità e il gioco la spinsero a dire di sì. (…) E poi divenne il loro piccolo gioco di coppia. Seduceva, intrigava, li legava ogni giorno di più. Ma una sera Carlo le chiese quello che non si sarebbe mai aspettata: le domandò di farlo, ma non con lui, di farlo con un amico lasciando che lui li guardasse. Anita non ne volle sapere (…) Ma Carlo qualche giorno dopo tornò alla carica, insisteva, la rassicurava (…) Anita non voleva, ma c’era sempre qualcosa nel modo di fare di Carlo che riusciva a mettere in crisi le sue sicurezze (…) Dopo giorni di insistenza furono le parole di Carlo, come sempre, a farle accettare di fare sesso con un estraneo, vincendo le lacrime con cui lei voleva opporsi (…) Tutto successe una sera, con un ragazzo che conosceva appena di vista. Si ripeté qualche settimana dopo. (…) Dopo quel ragazzo ne arrivò un altro, sconosciuto (…) In fin dei conti era solo una cosa tra lei e Carlo.

La scoperta dei video online

Successe altre sere poi un giorno, una mattina come tante altre, mentre Anita andava a lavoro con la sua giacca primaverile e i capelli raccolti, la fermò un ragazzo: “Ma sei proprio tu?”
“Tu chi scusa?”
“Quella dei video… dei video la mia ragazza fa così… Dai! Dimmi che sei tu… Sei uguale!”
Anita impallidì, era poco più di un ragazzino adesso che lo vedeva bene. Un ragazzetto mai visto. Tirò dritto. Poi trovò i video: uno, due, tre, postati in rete sempre con lo stesso maledetto titolo, come fossero una serie tivù. Ad ogni immagine la sua vergogna cresceva, la sua angoscia pure, cercava bottoni per cancellarli ma non ce n’erano, solo commenti schifosi di centinaia di sconosciuti. E vide i suoi colleghi di ufficio, i suoi ex compagni di classe, il suo vicino di casa, l’uomo del supermercato e il benzinaio. I ragazzini amici di suo fratello, li vide tutti davanti allo schermo. Corse a casa, si chiuse dentro, urlò, pianse. Lo fece per tanto di quel tempo che quando avvertì le chiavi di Carlo infilarsi nella toppa le scoppiavano la testa e gli occhi.
“Che è successo?” le disse appena entrato. E lei gli vomitò addosso tutta la sua vergogna e la rabbia che aveva ancora nel petto. Lui la spinse contro il muro, “Non ti permettere”, poi Anita gli vide fare quello che Carlo non aveva mai fatto: piangere.
“Io che faccio, io non voglio stare senza di te, non posso”. Le ripeteva ossessionato. Pianse e cercò di avvicinarsi a lei, era il modo con cui lei riconosceva che lui le chiedeva “scusa” …a suo modo.

Il supporto del Centro Antiviolenza

“Carlo sapeva cosa dirmi e come dirmelo” sono parole di Anita. Le ha dette raccontando la sua storia alle volontarie del Centro Antiviolenza di Treviso. L’avevano spinta a parlare con loro, i suoi genitori, convintisi che il suo affetto per Carlo non andasse bene e che se Anita non voleva raccontarlo a loro, forse confrontarsi con persone diverse da loro le avrebbe fatto bene. Anita ci mise qualche giorno ad accettare la proposta, poi suonò il campanello del centro e lì, lentamente, iniziò a raccontare. Uscì dal palazzo del Centro Antiviolenza un giorno che era quasi estate. Aveva raccontato tutto.
“Ci vediamo la prossima settimana” le disse Marta, la psicologa che la stava assistendo. Lei sorrise e non tornò più, in strada ad attenderla c’era Carlo.

Contatti Centro Antiviolenza Telefono Rosa di Treviso

Indirizzo: Via Roma n.20 – Treviso
Telefono: 0422583022
E-mail: telefonorosatreviso@libero.it
Sito web: www.telefonorosatreviso.org
Facebook: Centro Antiviolenza Telefono Rosa Treviso
Instagram: @cavtelefonorosatreviso

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