La violenza sulle donne è un problema ancora molto presente nella nostra società, nonostante gli enormi passi in avanti che sono stati fatti negli ultimi anni. Spesso non ci rendiamo conto della gravità del fenomeno e continuano ad esserci troppe donne che soffrono in silenzio. Il progetto “Violenza di genere – generazioni a confronto” ci ha permesso di approfondire temi cruciali legati alla violenza di genere e alle modalità per contrastarla. Durante questo percorso siamo stati informati su strumenti fondamentali di supporto, come il Numero Rosa (1522): un servizio telefonico gratuito e anonimo che supporta le donne vittime di violenza. È attivo 24 ore su 24 ed è gestito da professionisti che possono offrire sostegno psicologico, aiutare a trovare un rifugio sicuro e fornire informazioni utili su come denunciare l’aggressore. Di questo ce ne hanno parlato le operatrici dei centri antiviolenza, che abbiamo avuto modo di ascoltare durante un webinar.
Questo progetto ci ha dato l’opportunità di riflettere sul ruolo che ciascuno di noi ha nella lotta contro ogni forma di violenza e discriminazione, sensibilizzandoci ulteriormente su come possiamo contribuire a creare una società più equa e sicura per tutti. In classe, insieme alla professoressa Valentina Archimede, abbiamo approfondito questo tema andando ad osservare e riflettere su come una volta le leggi non tutelavano le donne. Infatti se guardiamo indietro nel tempo ci rendiamo conto che la situazione era molto diversa. Fino a non molti decenni fa le leggi italiane permettevano forme di violenza e discriminazione che oggi ci sembrano inaccettabili. Un esempio è il delitto d’onore, una legge che dava un’attenuante a chi uccideva una donna “per salvare l’onore della famiglia”. Fino al 1981 in Italia era possibile che un uomo ammazzasse una donna, magari accusandola di tradimento o di aver rovinato l’onore familiare e non veniva punito come un comune omicida. Un altro esempio di pratica legale che favoriva la violenza e il controllo sulle donne era il matrimonio riparatore che consentiva a un uomo, dopo aver violentato una donna, di “salvarla” sposandola. Questa legge che risale alla fine dell’Ottocento, esisteva ancora nel nostro codice penale fino agli anni ’70 e sanciva l’idea assurda che la vittima dovesse “riparare” con il matrimonio una violenza subita. Uno degli esempi più conosciuti è quello del caso di Franca Viola. Nel 1966, dopo essere stata rapita e violentata molteplici volte, si rifiutò di sposare il suo aggressore, denunciandolo. Questo atto di coraggio contribuì alla fine della legge. Fortunatamente con l’evoluzione del pensiero sociale e la nascita di una consapevolezza maggiore sui diritti delle donne queste leggi sono state abolite. Oggi, sebbene ci siano molte più leggi che tutelano le donne, come la Legge sul Codice Rosso (che velocizza i procedimenti legali in caso di violenza), il problema della violenza di genere non è stato completamente risolto. Nel 2024, in Italia, il fenomeno della violenza contro le donne continua a essere preoccupante. Fino al 3 novembre, sono state uccise 96 donne, di cui 82 in ambito familiare o affettivo e 51 per mano del partner o ex partner. I femminicidi rappresentano una parte significativa di questi numeri, evidenziando un problema strutturale di violenza di genere. Inoltre le chiamate al numero antiviolenza 1522 sono aumentate: nei primi sei mesi dell’anno sono state oltre 32.000, spesso per richieste di aiuto legate a violenza fisica, psicologica, stalking e minacce. Negli ultimi cinque anni in Italia l’11,3% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subito almeno una forma di violenza fisica o sessuale, corrispondente a circa 2,4 milioni di donne. Tra queste il 7% ha subito violenza fisica, il 6,4% violenza sessuale e l’1,2% ha riportato episodi di stupro o tentato stupro. La violenza nelle relazioni di coppia ha coinvolto il 4,9% delle donne nello stesso periodo, con una prevalenza maggiore per quelle che hanno interrotto una relazione (12,5%).
Un caso recente ha coinvolto un giovane accusato di maltrattamenti nei confronti della sua compagna, arrestato grazie all’applicazione delle nuove disposizioni del Codice Rosso. Questo è avvenuto a Padova, dove è stato possibile intervenire grazie a segnalazioni mediche tempestive, portando a un arresto in “flagranza differita”. Questa misura è parte di un rafforzamento delle azioni contro la violenza di genere che si sta attuando in Veneto, soprattutto dopo l’aumento delle denunce in seguito al “caso Giulia Cecchettin”. La regione sta vivendo un effetto catalizzatore con un incremento delle denunce di violenza e un aumento delle misure cautelari per proteggere le vittime. Ciò evidenzia l’importanza di continuare a sensibilizzare e migliorare le misure di prevenzione e protezione contro la violenza sulle donne. Molte informazioni ci sono state fornite dal Tenente Colonello S. Mazzanti che ci ha illustrato gli strumenti operativi a disposizione dei Carabinieri e della Polizia di Stato per proteggete le vittime di violenza di genere.
C’è ancora tanto da fare per eliminare la violenza sulle donne e non possiamo permetterci di dimenticare che un tempo le leggi proteggevano gli aggressori e non le vittime e, come i dati sottolineano, permane l’urgenza di azioni preventive e di sensibilizzazione, come iniziative educative e supporto concreto per le vittime, per affrontare il problema su scala nazionale. Il cambiamento è possibile ma dipende da ciascuno di noi: dobbiamo essere pronti a denunciare, a sensibilizzare e a far sentire alle donne che non sono mai sole e che tutto quello che gli è accaduto o che gli sta accadendo non è colpa loro.
Anna Berrettoni Perolo, Alberto Muffato – Classe quarta