Il lavoro del reporter

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Luca Gentile, Fiona Osmani, Marta Pavanello, studenti del Liceo Duca degli Abruzzi di Treviso, raccontano la loro esperienza di reporter per concorrere al premio della Scuola di Reportage “Goffredo Parise”.

Almeno una volta nella vita ci è capitato di assistere a uno spettacolo teatrale: il buio della platea contrasta gli effetti luminosi sul palco, la musica risuona nelle orecchie, i costumi variopinti e gli oggetti di scena animano il palco. Tuttavia, una volta aperto il sipario, la nostra attenzione si focalizza unicamente sulla performance degli attori e, involontariamente, tutto il resto passa in secondo piano. Il teatro è arte che ti abbraccia, un luogo che ti rapisce, ti incanta e ti rende incapace di tornare indietro.

Se consideriamo metaforicamente il “teatro come un corpo vivente”, gli attori possono rappresentare la pelle che, come per qualsiasi altro organismo, è l’elemento visibile; eppure ci sono molti altri organi che si possono individuare solo ai raggi X. Le figure del retroscena, pur essendo sconosciute, svolgono un ruolo fondamentale per la migliore realizzazione dell’intero spettacolo. Sono indispensabili.

Trasformandoci in veri e propri reporter, abbiamo raccontato la radiografia dettagliata del nostro viaggio di esplorazione al teatro, spinti dal desiderio di conoscere e di colmare la nostra ignoranza. Solitamente si pensa che il reporter si occupi solamente di diffondere notizie analizzate in prima persona, ma in realtà è molto di più. Praticare questo mestiere ci ha fatto capire l’importanza del dialogo e del contatto umano: quando parli con qualcuno, non sei solo un cronista, non raccogli solo informazioni, ma comprendi cosa significhi essere umano. Entri in contatto con le anime degli interlocutori e questo ti permette di custodire storie di vite umane all’interno di cassetti che riponi nel tuo cuore.

Abbiamo avuto l’opportunità di visitare i luoghi esclusivi, solitamente inaccessibili al pubblico, di teatri prestigiosi come “La Fenice” di Venezia e “Mario del Monaco” di Treviso, come se fossimo stati in possesso di un “vip pass”. Questo ci ha permesso di vedere il palco da diverse prospettive, di assistere alle prove delle opere liriche alcuni giorni prima della loro rappresentazione e percepire sulla nostra pelle il brivido che caratterizza un momento così importante e cruciale. Attraverso il nostro viaggio abbiamo cercato di raccontare la passione che anima tutti coloro che operano nel settore degli spettacoli dal vivo, dal primo attore alle sarte. Abbiamo appreso la loro professionalità, le tecniche e gli strumenti che utilizzano nel mestiere, anche grazie ai curiosi e simpatici aneddoti che ci hanno raccontato.

Nonostante la nostra inesperienza nell’ambito giornalistico e l’agitazione di dover interfacciarsi con persone di alto calibro, alla partenza ci siamo aperti senza timore verso l’ignoto, l’inaspettato. L’esperienza si è rivelata unica. Abbiamo scoperto nuove professioni e nuove dinamiche lavorative, una piccola realtà da sempre tenuta nascosta: le figure che lavorano dietro le quinte, infatti, non si uniscono agli attori nel rituale gesto di inchinarsi davanti al pubblico. Tra di loro vige rispetto e collaborazione reciproca, il teatro diventa come una seconda casa.

Da un mondo apparentemente distante dalle nostre vite abbiamo acquisito maggiore conoscenza teorica ma abbiamo anche sviluppato una nuova visione del mondo. E, come al termine di ogni viaggio, ci siamo arricchiti in diversi modi.

L’11 maggio la nostra avventura da reporter è giunta al termine al teatro comunale di Treviso “Mario del Monaco”, con la cerimonia di premiazione.

I nostri occhi, mentre guardavano dal palco tutte le persone sedute in platea, sprizzavano felicità e soddisfazione. Il pubblico applaudiva, e noi abbiamo finalmente potuto provare la sensazione degli attori alla fine dei loro spettacoli… indescrivibile.

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