Una metodologia didattica molto formativa e appassionante
Già per il secondo anno consecutivo la nostra classe, l’attuale Quarta dell’Istituto Tecnologico Aeronautico “A. Fleming” di Treviso, è stata coinvolta dal prof. Marco Pedretti in diverse sessioni di debate competition.
Il debate è una metodologia didattica utilizzata nelle scuole di molti Paesi europei, che affonda le sue radici fino al tempo delle scuole dell’antico mondo ellenistico e romano, nelle quali i giovani si preparavano ad affrontare la politica e la vita pubblica. Consiste in un dibattito tra due squadre, normalmente composte di tre membri ciascuna, portato avanti con regole chiare e tempi stabiliti. Le due squadre si contrappongono difendendo due posizioni opposte su un certo argomento (topic), scelto dall’insegnante spesso dopo aver preso in considerazione le eventuali proposte degli alunni. La squadra “PRO” porta argomenti a difesa di una tesi (motion), mentre la squadra “CONTRO” è schierata contro quella determinata tesi.
Per prima cosa occorre selezionare i membri delle due squadre e le altre figure direttamente impegnate nel dibattito: nella formula scelta per la nostra classe abbiamo bisogno di sei dibattenti (tre per la squadra “PRO” e tre per la squadra “CONTRO”), di tre giudici, di un cronometrista e di un moderatore del debate, che sarà colui che gestirà l’ordine della discussione e darà la parola agli oratori.
Per quanto riguarda i dibattenti, essi si organizzano in primo, secondo e terzo oratore. Ogni componente della squadra ha a disposizione tre minuti per esporre e/o dibattere, deve parlare per un minimo di due minuti e non più di tre minuti; se questo non avviene, viene inflitta una penalità alla squadra. Dopo l’esposizione di tutti e tre i membri delle due squadre, un oratore per squadra ha il compito di pronunciare un appello finale: questo è il momento più importante, spesso decisivo quando i giudici dovranno individuare la squadra vincente.
I tre giudici, infatti, hanno il compito di giudicare la qualità degli interventi, la fluidità dell’esposizione, la capacità di rispondere a obiezioni e provocazioni, e alla fine di determinare la squadra che ha sostenuto meglio l’argomentazione.
Il cronometrista ha il compito di assicurarsi che i parametri di tempo siano mantenuti all’interno di quelli stabiliti.
Al moderatore del debate abbiamo affidato il compito di tenere un breve discorso di apertura, nel quale viene presentato in modo assolutamente neutrale l’argomento che verrà trattato dalle due squadre. Il moderatore, inoltre, come il presidente di ogni assemblea politica, sindacale o aziendale, ha il compito di mantenere l’ordine, la serietà e la correttezza dello svolgimento del dibattito.
Le argomentazioni del debate devono basarsi su fatti reali e precisi; le opinioni generali, senza una base solida e oggettiva, non saranno pertanto prese in considerazione. Anche le fonti cui attingere argomenti devono essere attendibili, e il ragionamento che viene portato avanti deve essere logico e basato su delle evidenze reali.
Quali sono le finalità del debate? Abituarsi a parlare in pubblico e a strutturare un discorso logico, chiaro ed efficace per convincere gli ascoltatori; inoltre, si impara a fondare e motivare le proprie tesi e a “litigare” senza mancare mai di rispetto nei confronti degli altri, nonostante le diverse opinioni.
Nella nostra classe abbiamo sperimentato più volte il debate, affrontando argomenti come: “Pro o contro l’energia elettrica prodotta da fissione nucleare?”, “Si dovrebbe abolire l’obbligo di studiare la letteratura in tutte le scuole?”, “L’Europa dovrebbe continuare a fornire armi all’Ucraina?”. Il dibattito è stato sempre appassionato, a volte anche con momenti di forte tensione, ma era sorprendente come, terminata la competizione, anche se ciascuno manteneva le proprie convinzioni, avevano fine anche la tensione e la contrapposizione. Anche i punteggi della giuria sono sempre stati accettati serenamente. Insomma, è vero che in questi “tornei” discutiamo di argomenti legati alla realtà e a volte molto divisivi, ma in questi momenti la scuola diventa anche educazione alla tolleranza e alla democrazia.
Simone Montagner