Diari di prigionia di Nevio Ferraro
Di Patrizia Ferraro e Alessandro Fort, Tracciati Editore.
Dal passato emergono undici quaderni sgualciti e scoloriti sui quali si riconosce a fatica la grafia a matita: il protagonista è un ragazzo di ventun anni che scrive il suo diario giornalmente, durante la prigionia in Germania durata due anni.
Venerdì 10 settembre 1943, ore 20.15. I tedeschi occupano l’aeroporto militare di Padova e da alleati diventano nemici. Da pochi giorni l’Italia ha firmato l’armistizio lasciando i propri militari senza ordini e costringendoli a una difficile scelta: arruolarsi nell’esercito nazifascista o accettare la prigionia nei lager tedeschi. Oltre 650.000, la maggior parte, decidono di non collaborare e vengono considerati da Hitler “Internati Militari Italiani” privi delle garanzie della Convenzione di Ginevra e inconsapevoli schiavi del Terzo Reich.
Anche Nevio Ferraro, classe 1922, allievo del corso sottoufficiali dell’aereonautica, viene portato – attraverso un terribile viaggio in vagone bestiame – a Wietzendorf e poi ad Hannover. Da quel giorno deve sopportare fame, freddo, maltrattamenti, lavoro coatto e centinaia di bombardamenti, ma la capacità di adattamento, la fede, la lettura di libri occasionalmente trovati e la scrittura del suo “caro” diario, lo aiutano a sopravvivere, fino all’arrivo degli Americani, il 10 Aprile 1945.
Nevio Ferraro aveva sempre raccontato della sua esperienza e ha voluto rivelare l’esistenza dei diari per non disperdere la memoria di quei fatti rimasti nell’oblio per lungo tempo fino agli anni ’80. Si tratta di documenti preziosi, compilati nello stesso momento in cui accaddero i fatti senza saperne l’epilogo. I suoi testi sono stati trascritti senza alcun intervento allo scopo di preservare la loro attendibilità storica ed emotività personale. Leggendo le sue parole si rivivono il dramma, le paure, l’evoluzione del conflitto e l’entusiasmo della liberazione raccontati da un ragazzo di ventun anni alle prese con la guerra e l’assurdità dell’essere umano. E sullo sfondo c’è la luna che lo osserva e lui che osserva lei, in una sorta di colloquio silenzioso, in attesa che tutta quella pazzia finisca presto.
Nevio Ferraro, scomparso nel 2012, attivo protagonista dell’attività culturale della sua città, nei suoi ruoli di presentatore e attore di teatro – recitò nel film “La Grande Guerra” di Monicelli – ci lascia un’eredità di grande valore. La luna di Hannover.