C’era una volta una squadra di calcio, in una piccola città tra Manchester e Londra, che senza rendersene conto ha fatto sognare il mondo.
Se mai avrò un figlio, questa sarà la favola che gli racconterò prima di andare a dormire, gli racconterò di come un gruppo di uomini abbia riscritto la storia del calcio, gli racconterò la favola del Leicester City di Claudio Ranieri.
“Il Leicester vince contro il Chelsea: Davide ha battuto Golia”, “Ranieri espugna anche l’Etihad Stadium: ora crederci è un obbligo”, “Vardy e compagni dominano la Premier League”.
Da qualche mese i giornali sportivi ci stanno bombardando con titoli del genere e un lettore poco interessato di calcio potrebbe chiedersi “Cosa c’è di strano? E’ una squadra come un’altra”.
E’ proprio questo il punto: il Leicester City non è una squadra come un’altra. Vedete, in centotrentadue anni di storia le foxes, questo il soprannome dei giocatori in maglia blu, hanno vinto solo tre Coppe di Lega (la sorella povera della celebre FA Cup) e sei campionati di seconda divisione. Una sala trofei non particolarmente gloriosa. Ciò perché si tratta di un club poco più che provinciale emblema di una cittadina poco più che provinciale (circa 300mila abitanti). Da quelle parti lo sport per eccellenza è il rugby, i Tigers sono infatti una delle franchigie più vincenti della Premiership, mentre il calcio è l’eterno secondo, un caratterista all’ombra del protagonista, non tanto per numero di appassionati quanto più per i deludenti risultati ottenuti. Ma stavolta qualcosa è cambiato, stavolta l’oscar al miglior attore protagonista va proprio al Leicester City.
A ventisei giornate dall’inizio della stagione le volpi blu guidano spavalde la massima serie inglese, tenendo testa a giganti quali Arsenal, Manchester United, Manchester City, Liverpool e Chelsea. Quel che fa sorridere e riflettere allo stesso tempo è che il valore di mercato della rosa del Leicester City è pari a circa un quarto di quello dei mostri sacri della Premier (dati Transfermarkt). Del resto, le foxes non annoverano tra le proprie fila nomi particolarmente altisonanti, ma allora qual è il loro segreto?
La risposta è molto semplice: la fame. Dall’allenatore all’attaccante sono tutti, chi per un verso chi per un altro, degli outsider che hanno tra le mani l’occasione della loro vita.
In panchina siede Claudio Ranieri, un allenatore italiano che nella penisola ha collezionato più esoneri che soddisfazioni e l’esonero, per un mister, è come la bancarotta fraudolenta per un imprenditore, ti risparmiano solo la galera. Sconfitto ed esiliato ha trovato rifugio nelle Midlands, dove ora è più famoso della regina. Tra i pali incontriamo Kasper Schmeichel, figlio d’arte conosciuto più per le parate di papà Peter, vincitore di cinque Premier League con lo United, che per le proprie. In difesa si staglia Robert Huth, esperienza e grinta fanno di lui il pilastro difensivo delle foxes. In mezzo al campo ci sono la classe dell’astro nascente Riyad Mahrez e la fisicità del maliano N’Golo Kanté che si alza tutti i giorni all’alba per fare quattro chilometri di corsa prima dell’allenamento ufficiale. Infine, the last but not the least, la punta di diamante della formazione, la favola nella favola, un signore di ventinove anni che fino al 2011 era un operaio a Sheffield e per il quale giocare a pallone era niente più di una grande passione: Jamie Vardy. Egli, riuscendo a passare dalla Conference (la nostra Eccellenza) all’essere capocannoniere della Premier League, è esattamente ciò a cui John Lennon pensava quando ha scritto “Working Class Hero”.
Il Leicester City è veramente Davide che batte Golia, ma non tirandogli un sasso da lontano, bensì affrontandolo a viso aperto, colpo su colpo senza timore né riverenza. E poco importa se le foxes alla fine non alzeranno la coppa, poco importa se tali vittorie sono soltanto un fuoco fatuo, ciò che conta è che questo gruppo è entrato ope legis nella storia. Ranieri ed i suoi hanno dato una lezione di umiltà al mondo intero, hanno dimostrato che orgoglio, sacrificio e spirito di squadra valgono molto più d’un portafogli gonfio e queste, badate bene, sono qualità che non si possono comprare.
In “Ogni Maledetta Domenica” Al Pacino diceva “La vita, come il football, è un gioco di centimetri e i centimetri che ci servono sono intorno a noi, ce ne sono in ogni azione della partita, ad ogni minuto, ad ogni secondo. In questa squadra si combatte per un centimetro, in questa squadra massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro, ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro. Perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale, allora, farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza tra vivere e morire. E voglio dirvi una cosa, in ogni scontro è colui il quale è disposto a morire
che guadagnerà un centimetro, questo è il football signori miei, è tutto qui”.
E questo è il Leicester City di Claudio Ranieri: un team in cui non è importante vincere o perdere, l’importante è farlo da uomini.
Simone S.