Viaggiare, vivere, un po’ morire

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Avete mai provato a fare un viaggio?
Un viaggio vero intendo, non i soliti esodi di massa verso la prima sorgente d’acqua fresca o cosiddetti villaggi vacanze o i tour organizzati dove l’unica cosa che bisogna fare è alzare un cucchiaino o un bicchiere a meno che non ci sia un fact-totum che lo faccia per noi (e penso che a qualcuno farebbe piacere se si creasse anche questo tipo di professione, no?).
Ma quello che intendo io è ben altro… IL VIAGGIO, quello che coincide con la propria vita, che ci serve per conoscere e per imparare a conoscerci, non avendo timore e partendo, inoltrandosi in avventure misteriose, esplorando mondi, conoscendo popoli.
Sarebbe bello se fosse così, un viaggio senza tempo, né spazio, né luogo, fino ai confini del mondo, alle lande più isolate del globo, dove non importa chi sei ma cosa ti porti dentro e hai nel cuore.
Ed era questo che i grandi esploratori del passato non esitavano a cercare, al contrario di noi che invece pensiamo… pensiamo molto… pensiamo troppo… prima, durante e dopo il viaggio continuiamo a pensare; non ci butteremo mai a capofitto, senza preavviso, senza organizzazione, in un viaggio, ma ci rimuginiamo su e analizziamo ogni cosa: orari, tempi, itinerari.
Specialmente immaginiamo il giorno del ritorno e stiamo già  male, soffriamo, sapendo che il tempo passerà velocemente e arriverà già l’ora di tornare a casa, alla solita routine e ci poniamo mille domande. Avrò spento il gas? E se il pesciolino rosso stesse male? Forse è meglio non partire, non vorrei che il gatto scappasse perché si sente troppo solo… tutte scuse, per non partire!
La voglia di partire, di visitare luoghi meravigliosi e magici come i nostri avi, si contrappone allora a quella di rimanere. Vorremo essere in due luoghi, contemporaneamente, perché la volontà  dell’ubiquità  è insita nell’uomo, come il sentimento della lontananza, della nostalgia per la casa, per i luoghi visitati e per quelli sconosciuti.
E’ il primo grande viaggio che crea questo sentimento e ci fa struggere nel desiderio di visitare paesi lontani e crea in noi la nostalgia per quei posti, e tutto ciò che abbiamo visitato e conosciuto ci rimane nel cuore e resta con noi sempre, nella speranza di poterci tornare.
Gli emigrati, le persone che hanno lasciato il proprio paese, convinti di trovare fortuna emigrando in un altro, capiscono bene questa sensazione, la nostalgia di casa, che comincia già  quando si pensa di dover salutare per l’ultima volta la propria casa, gli amici, la patria; un pezzo di cuore si stacca e rimane lì per sempre, mentre guardando il paese allontanarsi man mano, pensando sia per sempre, una lacrima scende.
“Non capisce, forse, non ama il proprio paese chi non l’ha abbandonato almeno una volta, e credendo fosse per sempre” (M. Soldati).

Sara B.

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