Scopriamo l’inverno in giardino

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La gentilezza è il sole che scioglie il ghiaccio dell’indifferenza.

Una manica, poi l’altra… sciarpa ben sistemata, berretto e orecchie ben coperte, la zip si chiude. Stivaletti, trenino e sorrisi sui visi: usciamo in giardino!!!

Purtroppo, spesso e volentieri, c’è il preconcetto che uscire in giardino d’inverno faccia male, porti con sé qualche accidente, dovuto alle basse temperature, invece non è così! Crediamo fortemente che nelle belle giornate del periodo invernale sia salutare e magico uscire in giardino!

Oltre ai colori diversi sulle foglie degli alberi, anche i profumi che solleticano il nostro naso sono differenti… e quell’arietta fresca, ci dà una sensazione di libertà!

Con tutti i bambini della scuola, seguiamo il progetto della stagionalità e del rendersi conto di come il mondo attorno a noi cambi, abbandonandosi a dei cicli ben precisi, scanditi da una natura ricca di sorprese e scoperte.

Così quel giorno il signor giardino, ci ha regalato un pezzo di acqua molto fredda.

Un pezzo?

Di acqua?

Sì, il ghiaccio si è fatto conoscere, proprio tra i giochi e gli alberi del nostro spazio verde. Lo stupore è stato tanto! Ma è freddo o scotta? Ma è duro o diventa liquido?

Buttandolo a terra si rompeva, donandoci così la possibilità di giocare assieme, condividendo i pezzetti con gli amici, osservandolo brillare al sole!

Di certo con quella giornata così splendente, non potevamo lasciarci scappare questa esperienza!

I sorrisi e i volti soddisfatti dei bambini, hanno confermato la nostra teoria: l’inverno, vestito di freddo e colori tenui, in realtà è un nonno gentile: ci fa divertire, con i suoi indumenti pesanti ci scalda in tenere coccole, ci accarezza i visi lasciando le guance rosse, ascolta le nostre risate e non è per niente indifferente a noi, anzi, preserva le nostre emozioni. Allora usciamo, rendiamo caloroso l’inverno con le nostre sensazioni, le risate dei più piccoli e le scoperte che riempiono di certo, i nostri bauli.

Scuola dell’Infanzia e Nido Integrato Carmen Frova

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