“Ako, bambino preistorico”

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Di Agostino Santolin

In questo primo appuntamento con “la Salamandra Baby” presentiamo un piccolo assaggio del testo di narrativa che ha aperto la nostra produzione in questo settore, e che forse è il più conosciuto della collana: “Ako, bambino preistorico” di Agostino Santolin.

Di cosa parla… Quattrocentomila anni fa, in un mondo primitivo, selvaggio e affascinante, si muove una tribù nomade di uomini preistorici che conoscono il segreto del fuoco.

Ako, un bambino curioso, intelligente e coraggioso, tornando da una battuta di caccia, conquista il suo posto di cacciatore nella tribù. Gli sono accanto personaggi straordinari che, con le loro doti di umanità, suscitano interesse e simpatia.

Un estratto.

Capitolo primo – L’URAGANO

Il gruppetto dei cacciatori, quattro uomini e un bambino, camminava veloce e silenzioso tra le erbe giallastre della prateria.

Da molto tempo non pioveva e i loro piedi nudi sollevavano una polvere fine e fastidiosa che si depositava sulla folta peluria che rivestiva i corpi. Erano a mala pena protetti da corti gonnellini di pelle annodati intorno ai fianchi e nelle mani stringevano grossi e lunghi rami diritti che a un’ estremità avevano una punta annerita.

Erano delle lance rudimentali, molto pericolose se venivano scagliate con forza contro una preda. Le braccia pelose dei cacciatori, però, erano muscolose e certamente sapevano usare bene quelle armi.

Un paio di essi portava, infilati nei gonnellini e vicino ai fianchi, degli strani pezzi di pietra scheggiata che mostravano dei bordi appuntiti e taglienti; la parte dell’impugnatura appariva rotonda e levigata: evidentemente venivano afferrati spesso da mani grandi e robuste.

Il gruppetto ogni tanto si fermava e i cacciatori esploravano con lo sguardo le erbe alte della prateria come se temessero di vedere, da ogni parte, dei pericoli mortali in agguato.

Viste da lontano le teste di quegli uomini assomigliavano molto a quelle delle grandi scimmie della foresta: avevano la faccia piuttosto sporgente, la fronte molto bassa e il mento, che quasi non si vedeva, era nascosto sotto una folta peluria rossastra.

Gli occhi sembravano quasi incastrati nella faccia ed erano sormontati da due grosse sopracciglia. Erano però attenti e vivaci e nessun altro animale aveva un’espressione così intelligente.

Il più piccolo del gruppo era un bambino dall’aspetto robusto, con i capelli scompigliati e il corpo meno peloso dei suoi compagni.

Mentre camminava, cercava di mettere i suoi piedi esattamente sopra le orme di chi gli stava davanti.

La sua arma era un corto e nodoso bastone con il quale, per divertimento, abbatteva le erbe più alte che incontrava durante il cammino.

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