Il Patto… è tratto!

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Patto di Comunità per il Benessere Digitale all’IC 3 di Treviso

Eravamo in tanti giovedì 16 maggio, nonostante il tempo non propriamente primaverile, alla serata di presentazione e ufficializzazione del “Patto di comunità per il benessere digitale” dell’IC3 di Treviso.

Oltre alla Dirigente, dott.ssa Francesca Magnano, ai formatori del MEC, Matteo Maria Giordano e Nicola Mattarollo, al Presidente del Consiglio di Istituto, Francesco Sardo Infirri, e del Coge, Alberta Zaramella, hanno voluto essere presenti anche l’Assessore alle politiche educative e giovanili e alla pubblica istruzione del Comune di Treviso, Gloria Sernagiotto e la dott.ssa Nicoletta Azzolin, pediatra, come rappresentante della Fimp Veneto.

La Dirigente ha aperto la serata sottolineando l’importanza dell’alleanza tra scuola e famiglie, che ha reso possibile l’avvio del progetto. Come evidenziato anche dal presidente del Consiglio di Istituto, se tutti gli attori della scuola fanno la loro parte, nel rispetto reciproco di ruoli e funzioni, si può dare vita a questo tipo di iniziative: nello specifico i “patti digitali” nascono dalla proposta spontanea di un gruppo di genitori, che ha condiviso bisogni e preoccupazioni per il benessere dei propri figli, nell’ambito del digitale. Anche l’assessore Gloria Sernagiotto, con la sua presenza e il suo intervento, ha voluto confermare il valore di fare rete e di poter ampliare il progetto ad altri istituti comprensivi del Comune.

Ma vediamo in che cosa consiste il “patto di comunità per il benessere digitale”, che già nel nome suggerisce il carattere dell’iniziativa. Si tratta di un patto, di un accordo tra genitori che si sono confrontati su alcuni aspetti ritenuti essenziali per il “benessere digitale”; il fine ultimo, dunque, è preservare e favorire il benessere digitale, quello dei nostri figli, ma anche dell’intera rete di relazioni familiari. Ecco come rientra la parola “comunità”: è un patto che vuole alzare lo sguardo dal singolo individuo all’orizzonte di relazioni più ampie, non solo quelle del nucleo familiare ristretto, genitori, fratelli e sorelle, ma anche quello della famiglia allargata, zii, nonni, baby-sitter, e, ancora oltre, ai diversi contesti frequentati dai nostri figli, in primis la scuola, lo sport e altre attività ricreative. Se riusciamo a metterci d’accordo su alcune regole condivise, riusciamo a dare una risposta adulta più coerente, rispettando età e bisogni di bambini e adolescenti, favorendo l’acquisizione di competenze sociali e contrastando fenomeni di isolamento, di cyberbullismo, di aggressività.

Dagli incontri di approfondimento dei due gruppi di genitori (una cinquantina della primaria e una ventina della secondaria), sono state sintetizzate rispettivamente 8 regole per infanzia e primaria e 5 per la secondaria: i due patti sono tra loro coerenti e omogenei, segno di una sensibilità comune, da adattare alle diverse fasce d’età dei figli.

Tra i punti salienti, l’idea di favorire attività all’aperto e manuali, di spegnere o allontanare i dispositivi durante i pasti per favorire il dialogo, di proteggere il sonno di bambini e ragazzi evitando l’uso di dispositivi subito prima di dormire e lasciandoli fuori dalla camera da letto. Altro aspetto trasversale ai due patti, quello di seguire le indicazioni PEGI per videogiochi e App, per rispettare lo sviluppo psichico dei bambini. È stato poi sottolineato come da parte dei genitori sia sempre importante visionare in anticipo i contenuti che sottoponiamo ai nostri figli, perché ogni bambino e ragazzo ha una sua sensibilità, non sempre in linea con lo standard indicato (che tende ad essere più ampio, per abbracciare una fetta di mercato più grande!).

Altro punto forte del patto, la consegna dello smartphone: alla primaria si può aspettare e alla secondaria se ne è negoziata la consegna nel corso della terza media, preparandola con percorsi sull’uso consapevole di questo strumento. A tal proposito, è emersa l’opportunità del “patentino per lo smartphone”. Interessante e utile, inoltre, il “contratto” tra genitori e figli da sottoscrivere alla consegna del cellulare.

Ora il patto è steso, ma questo è solo l’inizio di un percorso: la sfida è farlo conoscere, divulgarlo, non per “fare numero”, ma per “costruire rete”, raccontando ad altre famiglie lo spirito che lo anima. Francesca, una mamma del gruppo promotore, è stata colpita dall’idea che “il lavoro che fanno le famiglie oggi serve a preparare un terreno fertile anche per i figli di domani. Se i nostri figli potranno essere accompagnati in modo graduale e sano all’uso degli smartphone è anche grazie ad alcuni genitori che per primi qualche anno fa hanno visto un problema e hanno sentito il bisogno di fare squadra per un cambiamento”. Anche per Lorenza “il punto focale è lavorare sulle generazioni future, considerando che il patto è qualcosa di flessibile, in mano alla comunità, che lo deve alimentare e lo può ampliare o ridurre se constata che ci sia la necessità di modificare qualcosa”.

Aderire al patto non significa tanto sottoscrivere una serie di regole fisse e immobili, ma abbracciare uno stile, in cui gli adulti si prendono le loro responsabilità, che a tratti possono costare fatica, ma nell’ottica di un processo in divenire, capace di svilupparsi e di crescere attraverso il dialogo e il confronto con tutta la comunità educante.

Noi ci crediamo! I genitori promotori dei patti dell’IC3

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