“Parole freccia” vs “parole zucchero filato”

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Children write in notebooks with a pen.

La comunicazione efficace nelle favole per bambini speciali

L’attività di inventare favole funzionali a valorizzare i compagni di classe che presentano difficoltà sensoriali, cognitive o motorie potrebbe essere proposta in ogni ordine e grado di scuola.

La finalità non è solamente inclusiva, ma vuole essere un “allenamento del linguaggio positivo” a scopo motivazionale, dal momento che ciascuno è speciale in quanto “diverso” dagli altri, indipendentemente da situazioni riconosciute dalla Legge 104. A partire dall’infanzia è utile arricchire il vocabolario del bambino con concetti positivi da attribuire agli altri. Infatti più parole zucchero filato apprendiamo, più la nostra mente si aprirà a cambiare prospettive e punti di osservazione della realtà, abbattendo molti pregiudizi.

Pensiero e linguaggio sono infatti due facce della stessa medaglia, ossia per possedere nella mente un concetto, un’idea, dobbiamo avere appreso la sua etichetta linguistica cioè la parola che la indica, viceversa non saremmo in grado di comunicare in modo rispettoso se non conoscessimo il lessico corrispondente, o peggio ancora, avessimo interiorizzato un vocabolario che riflette un atteggiamento mentale ostile nei confronti della diversità…

Le favole che presenteremo in questo numero e nei successivi, sono state realizzate l’anno scorso da una classe dell’indirizzo socio-sanitario dell’Istituto Superiore Besta di Treviso, all’interno di un percorso di PCTO (stage che gli studenti effettuano nelle scuole d’infanzia, case di riposo …).

  • Siamo partiti dal concetto di EMPATIA (la capacità di mettersi nei panni altrui) individuando attraverso un brainstorming le PAROLE FRECCIA, quelle che ci feriscono e le PAROLE ZUCCHERO FILATO, quelle che desideriamo ricevere e ci fanno provare emozioni positive/ piacevoli.

Bambini e adolescenti ricevono una gratificazione immediata quando vengono valorizzati per qualche loro capacità. Il bisogno di sentirsi competenti, in alcune attività, fa parte delle motivazioni intrinseche dell’essere umano fin dalla nascita. Nel momento in cui questo need for competence viene soddisfatto, aumenta l’autostima e la persona si sente “bene” con sé stessa ed all’interno del gruppo. Viceversa a nessuno piace essere messo in un angolo…

  • Successivamente ogni studente è stato chiamato ad elencare le caratteristiche positive di ciascun compagno, compresa la compagna che si avvale della 104.

Tali aggettivi o frasi rappresentano le parole zucchero filato che potrebbero essere visualizzate, in un’aula della scuola primaria, tramite un grande cartellone decorato con soffice cotone bianco e rosa (che richiama il gusto fragola).

  • E’ emerso che le diversità sono risorse e non difetti o “mancanze”, come afferma infatti lo psicologo Gardner con la sua teoria delle intelligenze multiple: non si parla più di quantità ma di sfumature di intelligenza o capacità, per tale motivo non c’è chi “vale” più degli altri, viceversa possiamo essere complementari.
  • Pertanto in classe è preferibile sollecitare gli studenti ad usare l’espressione: “Che tipo di intelligenza ho?” e non: “Quanto intelligente sono?” oppure: “Sono più o meno intelligente/capace del mio compagno/a”. Altrettanto l’adulto educatore, di fronte ad una difficoltà di apprendimento, potrà affermare: “In questo caso… esercizio… attività, non sei ANCORA capace, ma con un po’ di allenamento, io (genitore e docente) sono certo che ce la farai, mentre altrove sei già in grado di aiutare altri!”.

Il lavoro di gruppo diventa collaborativo e non competitivo, perché ciascuno ha il suo ruolo riconosciuto dagli altri.

Come nella staffetta del racconto: “LISS LA VELOCE”.

La consapevolezza che ciascuno è speciale e può essere di aiuto agli altri è facilmente sperimentabile proponendo un’attività di gruppo come quella di inventare una favola, dove ci siano ruoli diversi compatibilmente con la propria intelligenza o disabilità. Ad esempio ci sarà chi ha l’intuizione della trama, chi scriverà al pc, chi disegnerà le vignette, chi sarà abile a drammatizzarla in un role play con la propria espressività visiva e corporea. In questo modo si producono nuove abitudini MENTALI a partire da un nuovo linguaggio che utilizzi le parole zucchero filato opposte alle parole freccia da evitare, in quanto ostili.

La scuola con la sua indispensabile funzione educativa, è chiamata ancora una volta ad andare controcorrente, visto che siamo immersi in un grande talent show mediatico, dove vince solo chi appare perfetto nella sua esibizione ed è ritenuto migliore degli altri sulla base di caratteristiche esteriori, utilizzando criteri quantitativi per giudicare la persona, a scapito delle molteplici qualità individuali che la rendono “unica” e non paragonabile ad altre. Il paragone diventerebbe soltanto una forma di presunzione oppure un fallimento, causando antipatia oppure demotivazione.

Prof.ssa Silvestri Isabella

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