La psicomotricità: cos’è?

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Si parla molto in questi ultimi anni di “Psicomotricità”, magari ci viene consigliata dalla maestra o viene inserita tra le attività scolastiche o abbiamo un amichetto che frequenta qualche corso nel pomeriggio. Si capisce che è un’attività “motoria” ma non una “ginnastica”, poi si riflette sulla parola “psico”, e tutto ritorna ancora poco chiaro…

La psicomotricità che vorrei farvi conoscere è quella relazionale secondo la metodologia di Bernard Aucouturier, una disciplina che opera sia in ambito educativo, preventivo che terapeutico.

Si basa sull’espressività motoria e simbolica del bambino, considera l’individuo nella sua globalità e crea un giusto equilibrio tra aspetti funzionali, affettivi, relazionali, cognitivi e motori. Il percorso è così articolato: ogni incontro ha la durata di circa un’ora alla settimana.

Dopo l’accoglienza del gruppo, dove si ricordano i giochi fatti in precedenza, sottolineando ciò che è rimasto importante, si dà spazio ad idee nuove. Segue l’abbattimento di una grande torre di cubi: i giochi hanno inizio!

Inizialmente si incentiva il gioco sensomotorio, dove il corpo si muove liberamente, saltando, scivolando, arrampicandosi, avviluppandosi tra il materiale. Dal piacere di muoversi del corpo si muovono emozioni ed immagini, da qui ha inizio il gioco simbolico. Ad esempio i bambini saltano a lungo sul materassone e uno di loro grida: “Mi tuffo nel mare!”, un altro bambino apre la sua grande bocca e dice di essere uno squalo che abita in quel mare… Man mano il gioco si sviluppa creando spazi, ruoli, travestimenti, possibili soluzioni ed evoluzioni della situazione. Ognuno partecipa da protagonista, dando il suo personale contributo al gioco e realizzando così i suoi desideri.

Dopo il riordino del materiale vi è il racconto di una storia che va a riprendere elementi del gioco simbolico, per questo coglie forte interesse e coinvolgimento da parte dei bambini, che ora “da seduti” pensano agli spazi, ai ruoli, alle soluzioni della storia. Si conclude l’incontro con la rappresentazione del racconto (e quindi del gioco simbolico) attraverso il disegno, la costruzione con cubetti di legno, la manipolazione, il collage. Il bambino viene incentivato a verbalizzare ciò che ha fatto a tutto il gruppo.

I BENEFICI PER IL BAMBINO – Nei percorsi educativi e preventivi, il bambino acquisisce maggior conoscenza e consapevolezza del suo corpo, attraverso il piacere di muoversi in uno spazio protetto; impara ad usare gli oggetti in modo simbolico divenendo la base dei suoi giochi; acquisisce maggior attenzione all’ascolto e capacità di rappresentazione attraverso il disegno, la costruzione e la manipolazione; costruisce un’immagine positiva di sé, nell’autostima e comprensione dei propri limiti; impara a relazionarsi con i coetanei in modo costruttivo e appagante.

Nei percorsi terapeutici, il bambino rielabora la sua storia attraverso la motricità, il gioco simbolico, la rappresentazione e la relazione con il terapeuta. Lo psicomotricista individua i punti fragili del bambino, le tappe di evoluzioni in difficoltà e lo aiuta ad evolvere sempre tramite la via motoria e simbolica, il linguaggio e la rappresentazione.

Arianna Pavan
Psicomotricista formata secondo la metodologia di B. Aucouturier

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