Perché è importante esprimere le proprie emozioni?
A seconda di come l’educatore sta di fronte al modo in cui il bambino esprime le sue emozioni si possono avere effetti opposti nella relazione perché nel caso di accettazione e contenimento si può aprire uno scambio più intimo; nel caso in cui si rifiuti o si resista all’espressione del bambino si può provocare una chiusura nella relazione.
Numerosi problemi nelle relazioni dipendono da emozioni manifestate in modo inadeguato o da una errata risposta all’espressione dei sentimenti e questo determina situazioni di incomprensione.
Noi adulti possiamo accogliere la manifestazione del bambino:
– con apertura e accettazione = puoi esprimere quello che senti;
– con chiusura, rifiuto, giudizio negativo = non mostrare, non va bene, non sei bravo.
Per esempio: il bambino mostra l’affetto alla mamma, ma può scaricare la sua rabbia contro il fratellino; la bambina reprimendo i sentimenti sembra tranquilla e ubbidiente, poi con il tempo può risultare inaffidabile e racconta bugie.
Qual è, allora, l’abilità per vivere le emozioni nelle relazioni?
L’abilità è semplice: permettere al bambino di sentire le emozioni, aiutarlo ad esprimere quello che sente e guidare il suo comportamento essendo consapevoli che la loro espressione può scatenare nostre reazioni inconscie.
Le emozioni sono transitorie, mutevoli, appaiono e poi si dissolvono e spesso non dipendono da una ragione logica.
La modalità con cui noi adulti stiamo di fronte e rispondiamo alle emozioni del bambino, gli indica come gestirle: esprimerle o reprimerle.
Dire “controlla le tue emozioni” è per definizione errato perché le emozioni per loro natura sono incontrollabili, soprattutto nel bambino e perché ciò che si reprime oggi tende a manifestarsi nel futuro sotto altra forma.
L’indicazione corretta da dare ai bambini è: “permettiti di sentire quello che emerge, esprimilo ma abbi cura di non ledere nessuno”.
Possiamo insegnare ai bambini a sentire ed esprimere le loro emozioni, guidando il comportamento così che il bambino non leda se stesso (reagisce sbattendo la testa e dimenandosi a terra), gli altri (cerca di picchiare il genitore o il fratellino) e l’ambiente circostante (rompe il giocattolo).
Molte volte noi chiediamo al bambino: “perché sei triste?”.
Invece è più esatto sottolineare il sentire anziché il capire: “esprimi quello che provi in questo momento, io sono disponibile a starti vicino e ad accoglierti”.
Il tentativo di contenere le emozioni nascondendole o controllandole produce l’effetto opposto a quello voluto: il comportamento sfugge al controllo. Perché?
Perché qualsiasi emozione trattenuta causa tensione.
Le EMOZIONI POSITIVE, oltre a dare un piacere immediato, sono preziose perché sono un “attivatore del comportamento umano”: il bambino esegue senza alcuna fatica, senza lamentarsi quello che ama fare.
I SENTIMENTI NEGATIVI sono segnali di disagio o derivano dalla resistenza (non accettare la realtà presente).
Per esempio il bambino: non accetta che la gelateria sia chiusa proprio adesso che lui vorrebbe il gelato; non accetta che il giocattolo che lui vuole, in questo momento lo stia usando il fratellino.
E’ bene accettare, esprimere e lasciar andare il dolore e la frustrazione senza formulare giudizi negativi (sei il solito capriccioso, non sei generoso, ecc.).
Per portare a compimento l’esperienza delle emozioni è necessario sentire quello che l’altro sente: se il figlio prova una tristezza dolorosa, anche i genitori la sentono.
Sarebbe bene sviluppare l’abilità di accogliere le emozioni e lasciarle evaporare come se fossero dei profumi che a ondate impregnano l’aria.
Nell’espressione delle emozioni, l’atteggiamento che l’educatore dovrebbe assumere è di insegnare al bambino a manifestarle senza danneggiare sé, gli altri e l’ambiente circostante.
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