Incontro con Renato Casaro

0
24
Renato Casaro durante l’incontro al Liceo Artistico di Treviso

Al Liceo Artistico di Treviso

Un evento speciale con il “pittore di cinema”

Il giorno 19 marzo il Liceo Artistico di Treviso ha ospitato il cartellonista anzi “pittore di cinema”, come ama definirsi, Renato Casaro, che ha incontrato le classi dell’indirizzo multimediale, intrattenendosi per due ore con i ragazzi presso l’Aula Magna dell’Istituto.

L’evento si è aperto con i saluti della Dirigente Scolastica, Prof.ssa Sandra Messina, e con quelli della Direttrice del Museo nazionale Collezione Salce, Dott.ssa Elisabetta Pasqualin; di seguito Renato Casaro ha conversato con la Prof.ssa Paola Brunetta, dell’Associazione Vincenzoni, e con gli studenti presenti.

Un riconoscimento speciale dal Museo Salce

La Dott.ssa Pasqualin ha dato, in quella sede, una notizia in anteprima, relativa all’intitolazione di una sala del Museo nazionale Collezione Salce a Renato Casaro. Gli studenti sono stati felicissimi di conversare con il Maestro, che hanno subissato di domande, relative anche al suo vissuto in relazione alla carriera.

Dalla passione per il cinema alla libertà del disegno

Nell’incontro sono emersi la serietà e la professionalità di Casaro ma anche la sua passione per il cinema (ha dichiarato, a una domanda dei ragazzi, che un suo sogno giovanile sarebbe stato quello di diventare regista) e il senso di libertà e di gioia che ha sempre avuto nel disegnare, nel dipingere, nel fare, insomma, quello che ha fatto per settant’anni, a partire dai primi anni ’50, quando, diciassettenne, realizzava locandine e cartonati per il cinema Garibaldi di Treviso, in cambio dell’ingresso in sala.

Lo stile inconfondibile e l’uso innovativo dell’aerografo

Si è parlato del suo stile, che inizialmente si è ispirato a quello dei cartellonisti del tempo (Norman Rockwell, gli iperrealisti giapponesi, illustratori italiani come Ballester e, nella pittura, i maestri del ‘500) e poi ha preso la sua strada, da autodidatta, anche con l’utilizzo dell’aerografo, che allora (anni ’70), per questo tipo di lavori, era una novità.

Rapporti con i grandi del cinema

Si è accennato al suo rapporto con registi, attori, produttori: Bertolucci che si è commosso quando ha visto il bozzetto della locandina de L’ultimo imperatore, e che ha accolto l’idea simbolica della locandina de Il tè nel deserto, anche se diversa da come i produttori l’avrebbero voluta; Tarantino che l’ha chiamato al telefono per commissionargli i poster fittizi di C’era una volta a… Hollywood; l’amicizia con Terence Hill; il rapporto con Dino De Laurentiis, che l’ha chiamato per La Bibbia di John Huston (1966) decretandone il successo internazionale.

Le locandine che hanno fatto la storia

Ma si è parlato soprattutto delle locandine: per Il mio nome è nessuno (1973) ne ha realizzate due versioni; nella locandina di Cotton club (1984) c’è il simbolismo del mitra accanto alla tromba; per C’era una volta in America (1984) ci fu uno studio approfondito ma in Italia non uscì la sua versione; per Sapore di mare (1983) ha disegnato un ombrellone con gambe sporgenti, in attesa di sapere gli attori protagonisti.

Sono celebri anche quelle di Balla coi lupi (1990) e Nikita (1990), la cui locandina ha surclassato quella francese.

Una carriera tra arte e riconoscimenti

Insomma, una vita dedicata al cinema, con passione, apertura, curiosità ma anche semplicità, nell’originalità assoluta delle sue creazioni, che gli hanno fruttato riconoscimenti importanti come i due Ciak d’oro (per Opera di Dario Argento nel 1988 e Il tè nel deserto di Bernardo Bertolucci nel 1991), come emerge anche dal documentario di Walter Bencini del 2020, L’ultimo uomo che dipinse il cinema.

Prof.ssa Paola Brunetta

Previous articleDal Vietnam alla galassia di Andromeda!
Next articlePremio di scrittura “Le città di Berto”

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here