“L’ultima crociera” di Chiara Clini

0
38

Incontro con l’autrice

Recentemente la classe quinta dell’istituto Fleming di Treviso ha ricevuto il piacere di poter incontrare di persona la neoscrittrice Chiara Clini, autrice del romanzo storico: “L’ultima crociera”.

Nello sviluppo della trama si può seguire la storia di tre personaggi: Jacopo Abramo Herrera, ebreo veneziano fuggito in Inghilterra per sfuggire all’oppressione e alle leggi razziali del governo fascista, Harriet, una donna inglese che lavora per l’Aliens Advisory Committee dell’Home Office, un ufficio che aveva l’incarico di schedare tutti i residenti italiani e tedeschi in Inghilterra ed internare quelli ritenuti pericolosi, e infine Wolfgang, marinaio tedesco schierato in un sommergibile tedesco. La vicenda è ambientata all’inizio del secondo conflitto mondiale, quando – a seguito degli ordini del primo ministro Chamberlain e poi di Winston Churchill – tutti i cittadini maschi italiani e tedeschi vennero arrestati e, se ritenuti pericolosi, deportatati dall’Inghilterra.

Così Jacopo, in seguito ad un interrogatorio condotto proprio da Harriet, viene erroneamente dichiarato filofascista e imbarcato sulla nave Arandora Star per la deportazione in Canada. Harriet però si renderà conto dell’errore commesso e si ritroverà ad attraversare l’Inghilterra nel disperato tentativo di far rilasciare il giovane uomo dalle false accuse che lei stessa ha contribuito a montare contro di lui.

Come detto, si tratta di un romanzo storico e, nonostante sia chiara l’importanza che è stata data alla parte romanzata del libro, notevole sforzo è stato dedicato alla ricerca storica. Il libro, infatti, racconta magnificamente la storia dell’Arandora Star, la nave che aveva il compito di trasportare più di 1500 internati in Canada, e che verrà affondata da un siluro lanciato dal sommergibile tedesco U-47, portando alla morte di più di 700 internati. Il libro ci dà la possibilità non solo di vedere l’affondamento dal punto di vista di Jacopo che è a bordo della nave, ma anche dal punto di vista di Wolf e dell’equipaggio del sommergibile. Il libro contiene, inoltre, numerosi altri riferimenti storici, come il fatto che Jacopo lavori a Radio Londra, la descrizione del blitz tedesco su Londra e della paura che gli Inglesi avevano nei primi mesi della guerra, e persino diversi accenni alle vere battaglie che il sommergibile U-47 aveva affrontato. Questi dettagli fanno facilmente trasparire quanto l’autrice tenesse a questo libro, cosa che è stato semplice capire anche sentendo il modo in cui Chiara Clini ci parlava durante il nostro incontro in classe. Era chiaro che avesse scritto questo libro con molta passione e che fosse assolutamente fiera di essere riuscita finalmente a pubblicarlo. La storia narrata in questo libro, infatti, ha per lei anche un legame personale, in quanto uno dei personaggi è fortemente ispirato ad un suo parente morto durante l’affondamento dell’Arandora Star, che era annegato dopo aver ceduto il suo salvagente a un altro passeggero, nonostante lui non sapesse nuotare.

Personalmente, ho trovato estremamente interessante il modo in cui l’autrice ci parlava di come il libro si fosse evoluto, partendo da una raccolta di numerosi piccoli racconti, diversi dei quali hanno finito per essere scartati in favore dei suoi due personaggi preferiti, Harriet e Jacopo, Mi ha anche colpito come si sia ispirata anche a diversi film per poter descrivere dall’interno il sottomarino U-47, oltre alle sue appropriate tattiche di combattimento. È stato veramente interessante sentire come una scrittrice immagina e lavora nelle sue opere: questo ti fa rendere conto di quanto un’opera possa cambiare dalla sua concezione fino al prodotto finale.

Ritengo questo romanzo un’ottima lettura, che contiene qualcosa per qualunque persona che lo possa leggere, dalla storia d’amore fra Harriet e Jacopo, alle battaglie combattute da Wolf, ed è un’ottima lettura che mi vedo forzato a consigliare.

Giacomo Perroco – Istituto Fleming

Previous article“ETV Eurotreviso” e i progetti di mobilità europea
Next article“Guarire si può”

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here