Compiti di realtà all’Alberini
Quest’anno scolastico durante una lezione sulla comunicazione efficace verbale e non verbale volta a prendersi “cura” del cliente in sala (customer CARE) abbiamo sottolineato che, qualsiasi cosa accada o ci venga detta, è opportuno mantenere sotto controllo la reazione della rabbia o insofferenza, perché si percepisce anche solo alzando gli occhi e sbuffando, con conseguenti ripercussioni sulla fidelizzazione del cliente (non tornerà nel nostro locale). È un’emozione primaria causata da una frustrazione che è un disagio provocato dal non riuscire a raggiungere un obiettivo a causa del contesto, di altre persone oppure di nostre incapacità. A volte scatta dalla percezione di un’ingiustizia verso sé stessi o gli altri.
In un secondo momento abbiamo notato sia a scuola, sia dalle notizie di cronaca che i ragazzi che fanno parte delle nuove generazioni sono in realtà diventati più aggressivi, anche attraverso insulti verbali: linguaggio scurrile o blasfemo tra pari.
Perciò, incuriositi da questo mutamento, abbiamo deciso di indagare e abbiamo chiesto alla prof di tecniche di comunicazione di poter costruire insieme un breve questionario anonimo con 5 domande chiuse e 1 aperta da somministrare ai ragazzi del biennio del nostro Istituto. Crediamo infatti che il modo migliore per reperire informazioni sia chiedere ai diretti interessati senza la mediazione degli insegnanti, in modo che si sentano più a loro agio e meno vincolati da un possibile timore di essere giudicati.
Abbiamo quindi distribuito e fatto compilare in pochi minuti i questionari, durante le loro ore di lezione, successivamente abbiamo analizzato i dati durante un paio di ore di TCR facendo emergere quali siano i motivi che spingono i ragazzi alla rabbia. Il secondo quesito (domanda aperta) richiedeva di scrivere il modo con cui reagiscono a questa emozione, suddividendo le risposte in reazioni fisiche e verbali.
I risultati ottenuti dal nostro punto di vista sono molto interessanti e portano a delle riflessioni…
COSA TI FA ARRABBIARE DI PIÙ?
80 (40%) – Quando ti danno la colpa ingiustamente
34 (17%) – Perdere ad un videogioco
32 (16%) – Quando ti vietano di fare qualcosa che vorresti
31 (15,5%) – Quando ti offendono
23 (11,5%) – Quando qualcuno ti guarda male
COME REAGISCI DOPO?
Reazione fisica: tiro un pugno sul banco, me ne vado, spacco qualcosa, schiaffi, lancio qualcosa per terra, lancio il cellulare, mi sfogo ad allenamento.
Reazione verbale: urlo, dico cose che non penso, rispondo male, mi sfogo con altri, insulti vari.
Silenzio/passività: niente, non parlo più, mi sento male, stando zitto, piango.
La maggioranza ha risposto: “quando ti danno la colpa ingiustamente”. Tanti ragazzi si sentono traditi dalle figure educative o dai coetanei quando vengono incolpati ingiustamente, ma perché e di cosa vengono incolpati a scuola, a casa? Vengono ascoltati quando manifestano difficoltà o bisogni? Si ascoltano tra di loro? La capacità empatica sarebbe il primo passo per evitare di compiere atti di sfiducia e disistima nei loro confronti. Solo mettendoci nei panni altrui infatti possiamo evitare di esprimere banali giudizi o accuse. I ragazzi forse stanno chiedendo il beneficio del dubbio e più valorizzazione dei loro punti di forza, anziché evidenziare sempre le loro debolezze e mancanze.
È sicuramente sconcertante notare anche l’alta percentuale di rabbia proveniente dai videogiochi, qualcosa che dovrebbe rilassare, ma in molti casi porta a frustrazione.
Invece alla domanda “Come reagisci di solito?” in molti dicono di reagire in modi diretti, espliciti, verso la persona o l’azione che ha fatto scattare l’emozione.
Dall’analisi dei risultati abbiamo notato che la maggioranza reagisce verbalmente con l’utilizzo di un tono di voce alto che perciò non mette il ragazzo in una posizione di ascolto, di apertura verso l’altro, non porta ad un riappacificamento perché si utilizzano offese e insulti. Queste comunicazioni ostili fanno alzare un muro e una chiusura totale nei confronti dell’interlocutore.
Altrettanti hanno espresso un atteggiamento di passività, di chiusura che come sappiamo spicca come caratteristica di questa generazione. Questa propensione a trattenere ed incanalare le proprie emozioni porta a forme di disagio, che può trasformarsi in atti di violenza verso un bersaglio diverso da chi inizialmente ha causato la frustrazione.
Ci domandiamo se la ragione di questi dati sia una carenza di ascolto da parte degli adulti, dei compagni/peers, oppure un’elevata suscettibilità e un’incapacità di esprimere pensieri ed emozioni in modo adeguato al contesto.
È evidente dalle risposte aperte che molti si trovano a scuola quando accade il momento di rabbia, in particolare in classe poiché molti scrivono: “Do un pugno sul banco” ed è un lessico tipico dell’ambiente scolastico.
Siamo giunti alla conclusione che la rabbia sia difficile da gestire e perciò sarebbe meglio prevenirla attraverso l’empatia, oltre ad allenarsi all’auto controllo nella consapevolezza che la violenza verbale o fisica non può rimuovere la causa ma anzi aggravare solo la situazione. Nessuno è perfetto, quindi possiamo scusarci se siamo noi in errore e non arrabbiarci se altri sbagliano nei nostri confronti, ma chiediamo le dovute spiegazioni. Solo attraverso il dialogo si costruisce un ponte per trovare a metà strada una possibile soluzione insieme.
Progetto ideato dalla classe 4F e Professoressa TCR Silvestri Isabella
De Stefani Chiara e Galante Kledy (rappresentante di Istituto)