Di Patrick Dennis
Follia, imprevedibilità, colore e umorismo. Sono questi gli ingredienti che rendono speciale “Zia Mame” di Patrick Dennis. Il tutto condito da uno stile fresco e un vocabolario ricco, senz’altro degno della figura celebrata dal romanzo. Anche se, a dire il vero, “Zia Mame” non nasce come un romanzo, bensì come raccolta di racconti che, per esigenze editoriali, acquisì in seguito una simpatica cornice, e che del resto già seguiva una linea temporale ben precisa ed aveva un’unica voce narrante: quella del fantomatico Patrick Dennis, lo pseudonimo usato dall’autore stesso, Edward Everett Tanner III. L’opera è infatti vagamente ispirata ad alcune vicende di vita dell’autore che ruotano attorno alla figura di sua zia, Marion Tanner.
Dopo essere stato rifiutato da diciannove editori, Zia Mame viene dato alle stampe nel 1955, vendendo due milioni di copie e scalando le classifiche del New York Times per ben due anni. Nel 1956 approdò a Broadway come commedia adattata da Jerome Lawrence, e nel 1966 grazie a Jerry Herman se ne fece anche un musical, con Angela Lansbury (La Signora in Giallo, Mary Poppins). Nel 1974 Lucille Ball interpretò Mame per il grande schermo.
In Italia “Zia Mame” ha conosciuto un nuovo successo nel catalogo Adelphi dal 2009, riscuotendo finalmente il successo che merita.
Non si può che rimanere affascinati e travolti in pieno da un personaggio come quello di Zia Mame: una ricca newyorkese di grande intelletto e sensibilità, progressista e moderna, e assurdamente eccentrica, capace dell’impossibile. Le sue imprese, talvolta tragicomiche, sono raccontate attraverso il filtro del nipote, spesso suo malgrado coinvolto nelle pazzie della zia. Nel primo racconto, “Zia Mame e l’orfanello”, il giovane Patrick perde il padre e viene affidato alle cure dell’unica parente rimastogli, Mame Dennis. Secondo il defunto genitore, “essere affidato a una donna molto, ma molto particolare come Zia Mame era un destino che non avrebbe augurato neanche a un cane”. E infatti, il mondo fatto di stravaganze ed eccentricità di Mame si scontra fin da subito con il tradizionalismo del signor Babcock, custode testamentario con l’arduo compito di sottrarre il figlio del suo cliente alle peggiori influenze della donna di mondo. Un leitmotiv del libro è proprio lo scontro, talvolta viscerale, tra le idee sociali, religiose e politiche dei personaggi, che mette in luce senza peli sulla lingua tutto il meglio e il peggio dell’America e dell’umanità, toccando temi profondi come il razzismo e l’antisemitismo senza mai venire meno al tono ironico della narrazione.
I racconti attraversano con ordine diverse epoche storiche, dalla Grande depressione al proibizionismo, dalla Seconda Guerra Mondiale fino agli anni Cinquanta: Patrick cresce, attraversa l’adolescenza, supera le maglie strette del college scelto da Mr. Babcock, frequenta l’università, schiva proiettili e matrimoni infelici, e infine si sposa e ha un bambino. Il mondo intorno a lui cambia e si evolve, ma zia Mame resta nel bene e nel male, una presenza ineguagliabile, un tornado nel suo più prossimo orizzonte. Nell’ultimo racconto, “Zia Mame riveduta e corretta”, la vediamo avvolta da un sari indiano e coi capelli tinti di blu, pronta a incantare il pronipote di sette anni. Ed è forse la moglie di Patrick, infine, a trovare il soprannome perfetto per questo indimenticabile personaggio, definendola un “Pifferaio Magico”. Non si può dire di no a zia Mame. Tanto è vero che ‘Patrick’ ha dovuto dedicarle un seguito, “Intorno al Mondo con Zia Mame”!
Per concludere con le parole della diretta interessata, mai come in queste pagine “la vita è un banchetto!”, e leggerle è un autentico piacere.
Recensione di Angela Siracusa – Lovingbooks
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