Il crescente disagio della società contemporanea, in particolare fra i giovani, si può esprimere nella ricerca di sensazioni ed emozioni forti, nella voglia di distaccarsi da una realtà che sentiamo poco soddisfacente, nel desiderio di accettazione e di divertimento ad ogni costo. Anche in assenza di stati rilevanti di disagio, la fase adolescenziale porta normalmente con sè alcuni nuovi bisogni, fra cui quello di individuazione, di ridefinizione dei propri limiti e capacità e anche un certo grado di fisiologico conflitto con le norme degli adulti. Il rischio è che questi bisogni possano trovare una risposta rapida ed apparentemente efficace nell’uso di sostanze, come sembrano testimoniare sia la crescente accettazione sociale e la normalizzazione del consumo di alcool nei weekend sia l’importante diffusione dei cannabinoidi sia l’abbassamento dell’età del primo utilizzo di sostanze, comprese cocaina e oppiacei.
In alternativa alle condotte a rischio, questi bisogni possono invece trovare un’espressione salutare in attività attivanti, “adrenaliniche” perché ad alta connotazione emotiva e divertenti; attività che, al tempo stesso, richiedono e aiutano a sviluppare capacità di autocontrollo, conoscenza e rispetto dei propri limiti, problem solving, analisi delle conseguenze e senso di responsabilità verso il gruppo con cui si condivide questa esperienza.
Le possibilità, in tal senso, sono molteplici. Un’attività a nostro avviso interessante in questa direzione è rappresentata dall’arrampicata sportiva, praticabile indoor e outdoor. L’arrampicata sportiva può essere vista come una metafora di un percorso di formazione della propria identità personale e di superamento delle sfide della vita attraverso l’acquisizione di abilità e competenze legate all’efficacia personale e alla capacità di cooperare con altri individui del gruppo. Fronteggiare in modo efficace un’esperienza sportiva di questo tipo richiede non solo preparazione tecnica ma anche l’impiego di schemi di pensiero e di autoregolazione emotiva utili anche al di fuori dell’attività stessa. Schemi ben più evoluti ed efficaci di quelli offerti dalle sostanze per raggiungere alcuni degli obiettivi a cui tutti noi aspiriamo: aumentare il senso di valore personale, ottenere riconoscimento da parte delle altre persone e riuscire a superare le sfide che la vita ci pone. “Essere orgogliosi di sé… costituisce l’obiettivo principale dei giovani in fuga dalla vergogna, alla ricerca del godimento che deriva dal potersi esibire socialmente nella certezza del consenso, della benevolenza, dell’approvazione.” (Pietropolli Charmet, 2019). L’arrampicata, con le sue regole e il contesto relazionale in cui si inserisce, rappresenta un’operazione controculturale rispetto ai modelli della società del narcisismo: il successo nel raggiungere gli obiettivi non è il requisito di partenza, ma il punto di arrivo, perché è il risultato finale di un processo di apprendimento, fatto di allenamento e fatica; un buon risultato è spesso frutto di un impegno collettivo e richiede l’essere affidabili, il sapersi affidare e il saper stare sullo stesso piano degli altri; l’alternativa al successo non è ritirarsi o evitare le situazioni in cui non riusciamo ad eccellere – cercandone altre in cui potremmo essere dei fenomeni – ma il rimboccarsi le maniche e riprovare ancora, fidandoci dei suggerimenti di chi è esperto in quella pratica. In conclusione, tutto questo non ti sembra effettivamente una grande metafora dello stare al mondo?
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