Come dice Bernard Aucouturier “Il bambino non gioca per imparare ma impara perché gioca”.
Ecco perché ritengo necessario portare a riflettere sul gioco del bambino. Molto spesso l’adulto riempie i bambini di proposte senza lasciare spazio alla sua espressività sia mentale che fisica. L’aspetto psicomotorio si sviluppa in armonia se ogni individuo ha la possibilità di collegare i due elementi, non funziona l’uno senza l’altro.
Nelle mie consulenze trovo spesso genitori ma anche Educatori in ansia perché non sanno che giochi proporre ai bambini, ma se invece di concentrarsi sul fare portassimo la nostra energia sul saper stare con i bambini cambierebbe anche il modo di relazionarsi con l’altro.
Come dice Winnicott “il Gioco è un’esperienza creativa e la capacità di giocare in maniera creativa permette al soggetto di esprimere l’intero potenziale della propria personalità. In questo modo, attraverso un atteggiamento ludico verso il mondo, e solo qui, in questa terza area neutra e intermedia tra il soggettivo e l’oggettivo, può comparire l’atto creativo, che permette al soggetto di trovare sé stesso, di essere a contatto con il nucleo del proprio Sé”.
Non aspettarsi il prodotto ma pensare a tutto il processo, a tutto quel lavoro di cui ci parla Maria Montessori nelle faccende del gioco del bambino.
Se l’ambiente è adatto e pensato in sicurezza, permette al bimbo di manifestare i suoi interessi e di procedere nelle sue attività e gioco, di liberarsi dell’adulto oppressivo che vuole sostituirsi a lui.
Lasciamo il tempo per giocare davvero, ma non sempre il giocare comporta movimento, un bambino che osserva potrebbe allo stesso tempo star giocando attivando il suo movimento interno.
Nella Pratica Psicomotoria sono importanti il gioco spontaneo, il movimento corporeo e il piacere del vissuto relazionale. Il bambino esiste anzitutto attraverso il corpo in relazione con l’altro, attraverso l’azione ed il gioco. Il bambino è il protagonista assoluto: esprimendo le proprie potenzialità e capacità.
“Giocare è una forza fondamentale della vita, significa agire, trasformare il mondo vivere ed esistere trasformando la realtà, in questo modo facendo proprio il mondo”. (Cit. Agire, Giocare, Pensare B.A)
Il gioco deve essere libero: è un’attività gratuita al servizio del piacere del bambino, l’adulto dovrebbe consentire al bambino di giocare liberamente, essere regista del processo educativo vuol dire osservare le loro creazioni e riconoscere il tesoro che ogni bambino racchiude in sé.
Purtroppo molti servizi educativi 0-6 hanno incarnata la pedagogia “vecchia e nera” perché l’adulto deve ancora riempire un suo vuoto, negando in questo modo la possibilità al bambino di sviluppare tutte le sue competenze attraverso il gioco spontaneo e la sua espressività motoria. Negando anche a sé stesso di recuperare il proprio bambino interiore e prenderlo per mano.
Al genitore lo stesso pensiero, i figli sono una palestra di crescita e di viaggio nella nostra infanzia, dunque lasciatevi guidare dei propri bambini alla scoperta dei vissuti anche dolorosi ma che vale la pena portare a gala per migliorare la relazione con il proprio bambino.
Il gioco è una palestra per gli apprendimenti motori, cognitivi, affettivi e relazionali, è il lavoro preferito dai bambini, perché giocando crescono.
«I bambini crescono quando gli adulti creano per loro giardini relazionali in cui giocare e fiorire». D. Magnamara
Ligia Taborda
Psicopedagogista e Psicomotricista Specialista alla PPA
Educatore Perinatale
Ideatrice della “Valigia Genitoriale” percorso per adulti che si occupano di bambini 0-6
Consulenze Educative e Genitoriali Email: ligia.tabordap@gmail.com