Salassi, esorcismi e polvere di salice: così, prima dell’avvento della moderna medicina e biochimica, si tentava di curare la cefalea. Con scarsi risultati. Oggi i rimedi per trattare sintomi e cause di emicrania e cefalea, fortunatamente, sono molteplici, diversificati e molto più efficaci.
Chiunque abbia sofferto di mal di testa almeno una volta nella sua vita, sa quanto esso possa essere un dolore insopportabile ed invalidante che, spesso, porta con sé tutta una serie di conseguenze come irritabilità, fotosensibilità, sensazione di confusione e sensibilità al rumore, che possono compromettere vita sociale e rendimento scolastico e lavorativo.
Si tratta di un problema su scala globale tanto che, secondo alcune stime, addirittura il 95% della popolazione mondiale adulta avrebbe avuto almeno un episodio di cefalea nella propria vita. Le cause del mal di testa sono rimaste oscure per secoli e anche i più grandi medici del passato hanno brancolato nel buio, avanzando ipotesi curiose, per spiegare un malessere allora apparentemente incurabile, e proponendo trattamenti spesso bizzarri e inefficaci. Vediamone insieme alcune.
Le cure per la cefalea: dagli assiro-babilonesi al seicento
Molti testi assiro-babilonesi, risalenti al 1500 a.C., ritenevano che a causare il mal di testa fossero gli Dei e, nello specifico, il “demone della testa”. Anche gli antichi Egizi ritenevano che la causa fosse da ricondurre a “spiriti maligni” o esorcismi. Unguenti miracolosi (es. quello ricavato cuocendo nell’olio il cranio del pesce siluro) o formule magiche non sortivano l’effetto sperato, arrivavano addirittura alla trapanazione del cranio per liberare la testa dello sfortunato paziente.
Nella Grecia del V secolo a.C., il medico Ippocrate di Kos fu il primo a descrivere, invece, i disturbi visivi che talvolta possono precedere un attacco di emicrania e individuò come rimedio l’uso di una polvere amara estratta dalla corteccia del salice. Per molti secoli i salicilati sono stati i precursori della nostra aspirina.
Nel Medioevo la causa più accreditata per il mal di testa era la “teoria umorale“, che vedeva ogni alterazione della salute come uno squilibrio tra quattro umori: cervello, sangue, milza e fegato. A provocare l’emicrania, dunque, si pensava fosse l’eccesso di bile che si accumulava nel fegato, nel sangue e nello stomaco. La cura consisteva nel salasso, ovvero nel prelevare una considerevole quantità di sangue dal paziente, o nei lassativi che liberavano stomaco e intestino.
Nel Rinascimento si parlava di “pietra della follia”, una formazione ossea benigna (osteoma) che si pensava fosse alla base di violenti mal di testa al punto che, spesso, non si esitava ad estrarla.
Nel Seicento, invece, l’anatomista inglese Thomas Willis (1621-1675) intuì che il mal di testa potesse essere provocato da più cause, collegato da un “ingorgo” dei vasi sanguigni cerebrali ed associato anche a sintomi quali una fame “imperiosa”, nausea e vomito, poliuria. Di conseguenza, vietava ai pazienti “il vino, le carni speziate, i bagni e i rapporti sessuali”, mentre raccomandava come rimedi “clisteri, salassi, decotti” e persino un succo di millepiedi e di tarme.
Il mal di testa ai giorni nostri: classificazione e cause
Grazie ai progressi nella conoscenza del sistema nervoso, della medicina e della biochimica, l’approccio al trattamento del mal di testa fortunatamente si è evoluto arrivando, nel 1988, alla pubblicazione – da parte della Società internazionale di mal di testa – di un elenco con la classificazione dei diversi tipi di cefalea identificando ben 12 categorie.
Ora si sa che il dolore alla testapuò essere più o meno intenso, continuo o intermittente, interessare tutto il capo o risultare circoscritto a una specifica area, manifestarsi in modo cronico o episodico e può essere accompagnato da ipersensibilità a luci e suoni, nausea, vomito e lacrimazione.
Con il termine cefalea, oggi, si indica qualsiasi dolore localizzato alla testa, di varia intensità e natura: una condizione medica che può essere sintomo di malattie differenti (malattie celebrali, febbre, stress, otite, sinusite, eccessiva ed involontaria tensione di alcuni muscoli, ecc.) quindi si parla di “cefalee secondarie o sintomatiche”, oppure essere sintomo e malattia allo stesso tempo, e rientrare nelle “cefalee primarie o essenziali”.
In pratica, le cefalee secondarie derivano da altre condizioni patologiche e rappresentano uno dei loro sintomi. Le cefalee primarie, invece, devono essere considerate come malattie vere e proprie, non sempre scatenate da cause specifiche e immediatamente identificabili. Nella maggior parte dei casi, sono legate a scorrette abitudini di vita, a reazioni ormonali o a fattori ambientali.
Curare il mal di testa con la medicina complementare e di regolazione
Per chi desidera un’alternativa all’approccio farmacologico tradizionalmente impiegato per il trattamento della cefalea, la medicina di stimolazione e di regolazione può fornire una serie di terapie in grado di attenuare e, molto spesso, risolvere i principali problemi di mal di testa, cervicalgie e vertiginiintervenendo sulle reali cause e, soprattutto, tenendo conto delle connessioni anatomiche e funzionali tra occhi, lingua, piedi e orecchie.
La lunga esperienza in questo ambito, infatti, ci ha permesso di capire che molto spesso questi disturbi sono la conseguenza di un’errata percezione del mondo circostante da parte dei nostri sensi, uno squilibrio nel nostro sistema propriocettivo. Se uno dei recettori fornisce indicazioni errate o contrastanti il cervello reagisce in modo automatico con sensazioni di quali sbandamento, vertigini, nausea e mal di testa.
Le terapie disponibili sono diverse: dal biofeedback, che consente di imparare a gestire alcune risposte fisiologiche solitamente involontarie, alla terapia neurale che prevede l’iniezione di anestetico locale (che NON ha però effetto anestetico!) in punti specifici con finalità terapeutiche di regolazione, sino all’utilizzo di prismi percettivi attivi con lo scopo di ripristinare la visione corretta, riallineare e sincronizzare i muscoli oculomotori.
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