Il suono e la musica per il neonato pretermine

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Cosa fare quando si torna a casa

Il rientro a casa, dopo settimane o mesi in Terapia Intensiva Neonatale, è un passaggio delicato. I genitori spesso portano con sé emozioni contrastanti: sollievo, gratitudine, ma anche timore di non essere all’altezza senza il sostegno costante del reparto.

La voce di mamma e papà (e fratellini/sorelline) può diventare un filo morbido che lega e accompagna questa nuova quotidianità, aiutando il neonato e l’adulto a ritrovarsi passo dopo passo.

Perché la musica è utile a casa?

Permette di:

– sostenere il legame affettivo e la sensazione di sicurezza;

– favorire la regolazione del respiro e del ritmo sonno-veglia;

– accompagnare i momenti di cura (poppate, cambi, consolazione);

– aiutare il genitore a sentirsi competente e presente.

Non serve “essere intonati”: serve essere presenti.

Cosa fare concretamente?

1. Canta dolcemente. Il canto di mamma o papà è uno degli stimoli più regolanti. Scegli melodie semplici, lente, ripetitive. Quelle che fanno stare bene anche a te, non devono per forza appartenere al repertorio “per bambini”. Anche un vocalizzo su un’unica nota può bastare. Oppure, puoi iniziare leggendo delle storie oppure albi illustrati in cui magari ci sono suoni da riprodurre, come versi di animali, passi di un personaggio, ecc.

L’obiettivo non è “performare”: è offrire una presenza sonora stabile, che stimola il suo neurosviluppo.

2. Usare un tono morbido e prevedibile. Il neonato prematuro riconosce la voce familiare. Parlare piano, con frasi brevi e pause, permette al piccolo di orientarsi e di non sentirsi sovraccaricato.

3. Osservare le sue micro–risposte. La musica non è “per fare qualcosa”, ma per incontrare il bambino.
Puoi osservare: lo sguardo che si ammorbidisce o si orienta verso la voce, piccoli movimenti delle mani, un respiro che si regolarizza, un rilassamento del volto. Sono segni che la musica sta sostenendo, non stimolando troppo.

4. Scegliere momenti brevi. Soprattutto nelle prime settimane a casa, hanno una finestra attentiva molto limitata. Meglio pochi minuti, più volte al giorno, invece che un’attività lunga.

5. Creare ritualità sonore. Appuntamenti solo per voi: la prevedibilità aiuta a costruire sicurezza.

Puoi usare la musica per accompagnare: il momento della nanna (un breve canto ripetuto), la preparazione al bagnetto, il contatto pelle a pelle.

Bastano 10–15 secondi di una stessa melodia per attivare la memoria sonora del bambino.

Cosa evitare?

Niente playlist casuali (che magari vengono pure interrotte dalla pubblicità) o volumi alti: possono risultare invadenti. Evita musica ricca di contrasti (bassi potenti, ritmi veloci). Niente radio o televisione sempre accesa.

Se il bambino appare spesso irritabile, fatica a consolarsi, oppure il genitore sente di non riuscire a trovare un proprio ritmo, un musicoterapeuta esperto in età perinatale e nella prematurità può offrire uno spazio personalizzato e sicuro.

Il supporto non è un giudizio: è un modo per rimettere in equilibrio la danza relazionale iniziata in TIN.

A casa non serve “fare bene”, il tuo bambino non cerca la perfezione, serve esserci: con la propria voce, il proprio respiro, il proprio ritmo.

Perché la musica è un ponte naturale per tornare l’uno verso l’altro, lentamente, insieme.

Francesca Poloni
Musicoterapeuta perinatale – Educatore professionale
Cofounder Quel posto che cerchi c’è ONLUS

IG @poloni_francesca – @quelpostochecerchice
FB Francesca Poloni musicoterapeuta – Quel posto che cerchi c’è
www.quelpostochecerchice.it

Scopri di più sulla musicoterapia in Terapia Intensiva Neonatale: https://www.aulss2.veneto.it/Ca-Foncello-la-Musicoterapia-entra-in-Terapia-Intensiva-Neonatale

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