Voci di fuori, voci di dentro

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I racconti di Eva e Nadia, studentesse del Mazzotti

Le sensazioni e le riflessioni di due studentesse dell’Istituto Mazzotti che, con la loro classe, hanno visitato l’Istituto Penale Minorile di Treviso nell’ambito del progetto “Voci di Fuori, Voci di Dentro” promosso dal Laboratorio Scuola Volontariato di Treviso

Venerdì 27 Novembre, alcuni alunni della 4Dr hanno avuto l’opportunità  di entrare e visitare l’IPM (istituto penale minorile) a Treviso, tramite il progetto “Voci di fuori e voci di dentro”. L’esperienza all’interno del carcere , anche se durata solamente tre ore, è stata unica e piena di emozioni che oscillavano tra gioia, tristezza, pensieri e tristi verità .

I ragazzi che abbiamo conosciuto avevano età  comprese tra 13 e 19 anni , etnie differenti e modi di porsi diversi. Il modo di avvicinare i ragazzi del carcere minorile è stato semplice:eliminando i pregiudizi abbiamo potuto vedere tutto in modo più chiaro e soprattutto più vicino a noi.

La giornata è iniziata con un semplice gioco di presentazione per rompere il ghiaccio e, a seguire, abbiamo lavorato su un tema comune preparato nei giorni precedenti: lo sport. Inizialmente i ragazzi del carcere hanno presentato i loro cartelloni e filmati , dopo è arrivato il nostro turno. Infine ci siamo divisi in tre gruppi, con il compito di inventare uno sport e di presentarlo agli altri gruppi. La giornata si è conclusa mangiando insieme e godendoci un po’ di tempo tra di noi, sentendoci quasi liberi dal controllo degli addetti alla sorveglianza.

Questa forte esperienza che abbiamo potuto vivere ci ha riempito di pensieri riguardo alla libertà  e agli sbagli compiuti in passato.

Eva P. – 4^ DR Istituto Mazzotti

 

Il 27 novembre scorso alcuni ragazzi della classe 4DR, me compresa, hanno potuto trascorrere un’intera mattinata all’Istituto Penale Minorile di Santa Bona, nell’ambito del progetto “Voci di fuori, voci di dentro” promosso dalla nostra scuola.

Il confronto con i detenuti, nostri coetanei, è avvenuto sul tema dello sport, a partire dal quale abbiamo potuto confrontarci e far emergere degli elementi comuni nelle nostre vite, apparentemente così diverse. L’aspetto sicuramente più interessante di questa esperienza è stato paragonare le nostre aspettative con la realtà  che abbiamo incontrato. Io stessa immaginavo di trovarmi di fronte a delle persone fortemente segnate, con problemi nel relazionarsi, e diffidenti nei nostri confronti; in realtà ho dovuto ricredermi, essendo stati accolti nel migliore dei modi e senza aver percepito alcun imbarazzo da parte loro. Ciò mi ha ovviamente rasserenato ma, dall’altro lato, turbato fortemente. L’impressione mia e anche di altri compagni è stata che i detenuti non si dimostrassero realmente pentiti del loro passato ma che, anzi, se ne vantassero manifestando insofferenza nei confronti della giustizia. Questo è stato uno dei principali argomenti di discussione in classe nei giorni seguenti, e siamo giunti alla conclusione che, probabilmente, le proprie debolezze o caratteristiche della personalità  li spingessero ad indossare una maschera di apparente superficialità  e sfrontatezza. Personalmente, mi sono sentita a disagio per via dell’ambiente che, con le sue grate e gli alti muri, mi opprimeva. Essendo io un’amante della libertà  e degli spazi aperti, mi sentivo intrappolata in un mondo angusto, che mi è apparso inadatto per reinserire i ragazzi nella società , in quanto restringe i loro orizzonti.

Questa esperienza è stata, comunque, fortemente educativa e mi ha aperto la mente, spingendomi ad abbandonare i pregiudizi che spesso impediscono di relazionarsi al meglio con gli altri.

Nadia T. – 4^ DR Istituto Mazzotti

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